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Lettera pubblicata il 30 Ottobre 2015. L'autore ha condiviso 10 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore chaponine.
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@Almost-Imperfect
Non ti fare assolutamente problemi sul parere poco artistico… Qui un po’ tutti siamo dei neofiti in storia dell’arte, ed il bello è proprio confrontarsi sulle diverse opinioni personali.. Anche perché gli stessi critici d’arte a volte sparano delle boiate enormi soffermandosi su particolari insignificanti, perdendo così il quadro d’insieme… Secondo me vuole indicarci che la vera ricetta dell’amore è l’equilibrio: l’amorino mescola l’acqua indicandoci che gli estremi non ripagano mai, che la verità sta nel mezzo.. Da una parte la donna sposata: bella, elegante, dietro di se ha una fortezza: il matrimonio rappresenta un ideale di sicurezza e di stabilità.. Sembra infelice, assorta nei suoi pensieri: la società ha già dato a lei un compito, quello di procreare(i conigli rappresentano augurio di fertilità.. Ma è quelli che lei realmente vuole?
Dall’altra parte la stessa donna prima del matrimonio: il paesaggio è rilassante, calmo.. La donna sembra realizzata, ma è da sola ad affrontare il mondo. Essa può contare solo su se stessa.. Nel suo riquadro ognuno sta per i fatti suoi, addirittura due amoreggiano vicino al gregge, ed il pastore se ne infischia..
Che la vera ricetta del matrimonio sia un continuo alti e bassi? O che la donna deve essere un misto tra il pudico in società e l’audace sotto le lenzuola?
Chaponine,
bella e stimolante la tua personale interpretazione. a me quel quadro suscita scarsa emozione, pur apprezzandone la superba realizzazione estetica e i raffinati aspetti simbolici. ho molto apprezzato le osservazioni sui paesaggi alle spalle delle due donne e quella relativa all’amorino che con l’agitare dell’acqua potrebbe voler fondere i diversi orientamenti amorosi femminili.
preferisco di gran lunga “La tempesta” di Giorgione (come Tiziano maestro nel colore), nel conturbante fascino della particolare aura di mistero che fonde natura e umanità (dualismo anche qui) in un abbraccio visivo e intuitivo. calma e turbamento, previsto e imprevisto, nell’ambito di un oggi, relativamente sereno, come la maternità, ma tuttavia incapace di preconizzare il domani.
E la critica a maestro Teomondo Scrofalo allora? Molto più adatto alla discussione per la nostra platea.
@rossana
La tempesta di Giorgione è un quadro meraviglioso… Ho avuto la fortuna di osservarlo da vicino non molto tempo fa alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.. La ragazza che mi accompagnò mi raccontò che “La Tempesta” fu uno dei suoi quadri più personali: infatti Giorgione era originario di Castelfranco Veneto e lo sfondo del suo quadro sembra proprio uno scorcio della sua città.. Anche qui c’è un dualismo: la donna intenta ad allattare e la donna osservata dall’uomo che probabilmente ha un forte desiderio sessuale.. e la donna non si sottrae ai suoi occhi, anzi sembra a suo agio nell’essere osservata…
Per quanto riguarda invece il quadro di Tiziano, secondo me si completa molto con un altro quadro sempre esposto a Galleria Borghese, ed è la Danae di Correggio… Anche qui il tema principale è l’amore, ma visto da un altra prospettiva..
Se non avessi avuto la fortuna di vederlo di consiglio una scappata qui a Roma a vedere la Danae, ne vale la pena 🙂
chaponine,
mi hai fatto venire in mente un libro che sto leggendo e che parla di donne un pò fuori dagli schemi.
Uno di questi racconti è incentrato su Veronica Franco, cortigiana Veneziana della seconda metà del ‘500.
Ovviamente nel racconto si inquadra un pò anche la Venezia dell’epoca e sembra che molte delle figure ispiratrici di Tiziano, Tintoretto e Veronese, siano state note cortigiane del tempo. Chissà magari anche le due figure riprodotte potrebbero esserlo.
Le cortigiane veneziane dell’epoca erano molto famose, in italia d anche all’estero. Generalmente molto belle ma anche estremamente colte, capaci nel conversare, cantare e scrivere poesie. Una sorta di geisha italiana insomma.
Confrontate poi con le “gentildonne” che invece, non potevano uscire che in rare e pubbliche occasioni, erano proprio la manna dal cielo per tanti uomini.
Forse il Tiziano nel suo dipinto ha voluto ribadire questo tema, all’epoca abbastanza sentito.
Io date le mie modeste capacità interpretative preferisco “Giorgione orto e cucina”, trasmesso su Sky.
Colori, sapori e allegria, il tutto in un clima godereccio che non lascia dubbi sugli intenti ultimi dell ‘autore.
Chaponine,
ho visto a Venezia l’originale di “La tempesta” nel 1968, e l’impressione che allora ne ho percepito ancora perdura. molto misterioso l’uomo, tanto più che in seguito i raggi x hanno rivelato al di sotto una precedente figura femminile. alla fin fine, potrebbe trattarsi anche soltanto di un contrappeso di vitalità e colore…
per me non è molto importante il messaggio dell’artista, ammesso che questo esistesse, quanto l’emozione che mi deriva da alcuni suoi lavori. in tal senso capisco l’entusiasmo di compaesani per un “maestro” locale, la cui produzione a mio avviso si avvicina più a un artigianato di buon livello che alla creatività.
d’altra parte la parola artista è sorta per indicare i lavoranti di bottega, snobbati e inizialmente soltanto sfruttati dai “signori”, che accoglievano alle loro tavole poeti e scrittori disprezzando chi esprimeva il suo estro con un’attività prettamente manuale.
molto bello il quadro che hai citato e che non conoscevo. amo parecchio il Correggio, che reputo sottostimato rispetto alla potenza della sua capacità espressiva in una visione tanto innovativa per l’epoca. è vissuto quasi isolato, e questo ha fatto sì che fosse riscoperto tardivamente e che fatichi tuttora a trovare la sua giusta collocazione fra i grandi pittori.
la sola solitudine di cui patisco dal 1980 circa è quella di non avere più trovato interlocutori interessati quanto me alla pittura, al cinema e alla letteratura.
Almost-Imperfect,
scusa se mi intrometto in prosieguo di argomento fra te e Chaponine.
la storia del ritratto femminile, iniziata con uno quasi certamente inesistente della Laura del Petrarca, è affascinante per almeno un paio di secoli circa, transitando da quello di fidanzate fittizie, nell’ambito dell’amor cortese, per finire a vere amanti e a cortigiane, come accenni tu.
mi piacerebbe molto vedere l’originale di un ritratto a figura intera di Lucrezia Borgia, che dovrebbe ancora trovarsi, con altri, nell’appartamento Borgia in Palazzo Vaticano. per la modalità inconsueta per il Pinturicchio di ritrarla, sia nell’abbigliamento che in un’espressione artistica ben diversa dal solito, in particolare nel dipingerne i capelli.
ho cercato, senza successo, una riproduzione in rete: il torso solo in piccola parte coperto da un tessuto rosso che, estendendosi a V dal collo all’ombelico lascia appena intravvedere i seni; braccia e una spalla nude; un’attitudine fra l’angelico e il leggermente sfrontato. davvero deliziosa!
@Almost-Imperfect
Si diciamo che le cortigiane erano una salvezza all’epoca, e sono una salvezza anche nella nostra epoca sinceramente. All’epoca la cortigiana aveva un grande ruolo sociale, tant’è che Venezia per evitare lo sputtanamento di molti uomini potenti dell’epoca, istitui l’utilizzo delle maschere per proteggersi il volto. Le nobildonne tra l’altro, erano nobili solo sulla carte, ma non nel privato. Molte di loro erano sposate ma avevano un amante, molte di loro addirittura avevano un amante riconosciuto e rispettato nella società. Se rimaniamo su questo quadro sinceramente non so: i due volti sono praticamente uguali, inoltre si sa ormai da tempo che la signora in questione era tale Laura Bagarotto, moglie di chi aveva commissionato il quadro. In realtà il quadro era un vero e proprio dono di nozze, sia per ripagare la figuraccia che Venezia aveva fatto con Padova, sia perché Laura era parecchio incazzata per la morte senza motivo del padre..
@rossana
Secondo me il Correggio è stato uno dei più grandi pittori del cinquecento.. In particolare nella Danae secondo me si è superato.. Altri pittori hanno tentato anche più avanti(degna di nota è la Danae di Leon Comerre) di rappresentare questa scena, ma non hanno raggiunto secondo me la sua stessa profondità.. La Danae è una figura mitologica della mitologia greca,figlia di re Acrisio di Argo e di Euridice. Contrariato dalla mancanza di un erede maschio, Acrisio chiese ad un oracolo se le cose sarebbero cambiate. L’oracolo gli disse di andare fino alla fine della Terra, dove sarebbe stato ucciso dal suo futuro nipote. Danae era senza figli, così il padre la rinchiuse in una torre di bronzo (o una caverna), ma Zeus andò da lei in forma di pioggia d’oro e la ingravidò. Poco dopo nacque suo figlio Perseo. La pioggia d’oro che si vede nel quadro è proprio l’intrusione di Zeus nella sua torre per fecondarla.
PS: non lo dire a me, i miei coetanei pensano ancora che Carpaccio sia il nome di un piatto, che il Bellini sia il nome di una bevanda, e che Giorgione sia il nome di un gatto :-):-)