Non penso che parlando di amicizia la parola invidia sia contemplabile. Un amico non deve stimarti per forza, ma deve riconoscerti per quello che sei, nel bene e nel male. “Riconoscere” significa “conoscere una cosa qual è realmente”, ma anche “identificare qualcuno di già noto” al proprio cuore. Per parlare di amicizia, bisogna entrare in sintonia con l’altro. Per farlo, è necessario ritrovare se stessi in chi abbiamo di fronte.
In amicizia non esistono nè la stima, nè l’invidia. Esiste la comprensione, e a partire da essa, l’accettazione del diverso da sè. Perchè in amicizia la diversità è solo forma, e la forma a lungo andare è irrilevante. Ciò che conta è la sostanza, che determina l’affinità, la sintonia. Essere amici significa conoscersi pur rimanendo estranei ai pensieri dell’altro. Venire al mondo a partire dalla stessa primordiale materia.
In amicizia non può esistere l’invidia perchè invidiare vuol dire affermare che il proprio diritto alla felicità sia superiore a quello dell’altro.
E questo è un atto di prevaricazione.
Ma non si può prevaricare ciò che, in un modo o nell’altro, si “riconosce” come proprio.
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Categorie: - Amicizia - Riflessioni
Pochi sono i legami di amicizia che rimangono tali..perchè è come se fossimo regrediti e ci fosse una vera e propria lotta alla sopravvivenza, i miei bisogni sono maggiori dei tuoi, quante volte ci siamo sentiti pugnalati da chi un tempo ti guardava negli occhi e condivideva con te le gioie e i dolori?
Conosco ancora persone con dei valori e dei principi tali da non farsi scoraggiare ne abbattere dalle delusioni delle persone che li circondano, ma è sempre più dura vivere in un mondo di superficialità, e rischiano anch’essi di perdere la loro nobiltà e purezza d’animo.
Quanti rapporti sono basati sul proprio tornaconto personale? Quanti ti accettano ancora per ciò che sei?
Mai letto parole più vere di queste.
Tra i tanti,… centinaia, di bellissimi aforismi sull’ Amicizia, me ne piace uno in particolare:
‘Un vero amico è uno che sa tutto di te. E nonostante questo gli piaci’.
Io credo che il problema sia che la natura umana è poliedrica e cangiante. Penso che sia difficile per un uomo conoscere se stesso, figuriamoci chi lo circonda. Però quello che andrebbe fatto, secondo me, è cercare di ascoltare chi crediamo abbia qualcosa da dire, scegliendo di condividere le sue pene e i suoi successi come se fossero i nostri. Non credo molto nella banale divisione manicheista tra bene e male, tra superficiali e profondi, tra utilitaristi e puri di cuore. Credo nella fragilità, credo nell’incertezza, credo negli errori. E nella capacità di fare in modo che gli errori diventino insegnamenti, per imparare a costruire dei rapporti con gli altri che siano sani, che siano belli e veri. Quindi a modo mio credo nell’amicizia, anche se spesso penso che sia l’amicizia a non credere in me e nei miei errori.