La recente performance di Matteo Salvini meriterebbe l’oblio, non fosse altro che per il carattere obsoleto e scarsamente incisivo della stessa, nonché per lo scarso spessore del personaggio, aduso ad altre amenità, quali i posti riservati ai milanesi sugli autobus di linea di quella città. Ad aumentare tale convincimento è la precisazione del Salvini stesso, circa le dimissioni da parlamentare imputabili alla decisione di fare l’europarlamentare a tutto tondo e non certamente al pentimento per le espressioni banalmente razziste da lui ripetute in maniera pappagallesca. Andrebbe, invece, fatta qualche altra riflessione. Possibile che nessuno abbia ad esprimere la benché minima reprimenda sullo stucchevole tentativo di minimizzazione da parte di Bossi, ministro della Repubblica e personaggio di primo piano nel Governo? Possibile che nessuno abbia rilevato che la fragile giustificazione del Salvini (“Erano solo cori da stadio”) sia un detonatore in quella polveriera che sono i nostri stadi dai quali, con tanta fatica, si tenta da anni di estirpare la mala pianta del razzismo? Possibile che nessuno tra i miei concittadini si sia reso conto di aver mandato a governare la provincia di Napoli con il 60% dei voti, una formazione politica sostenuta anche da costoro?
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