Ciao a tutti,
lavoro in ambiente più che tossico, il personale fa quello che vuole, menzogne continue da parte della figlia del titolare, assenteismo, negazione, zero organizzazione, ruoli chiari ma persone interpellate per cose non di competenza al fine di sparlare di chi realmente di competenza, la titolare si nasconde dietro la figlia la figlia dietro la madre, totale incompetenza dal punto di vista imprenditoriale, tutto è dato per scontato pure le pratiche personali che non riguardano l’azienda.
Non ce la faccio più a reggere questa situazione, non ho più voglia di fare niente, non ho più interesse per le miei passioni, mi sembra di vivere come un automa, passo la settimana a bramare il weekend e il weekend con l’angoscia del lunedì. Attualmente non ho un piano B ma non ho la forza e la lucidità per cercane uno, non so che fare, mi ripeto di stringere i denti e andare avanti ma questa non è vita, 3/4 dei problemi sono causati da loro stesse e sono conseguenti a scelte fatte insieme anni e anni fa, ora la figlia nega di esserne al corrente e non parla con la madre mentre la madre non parla con la figlia e sostiene che ha sempre saputo tutto quanto, i dipendenti chi più chi meno vengono coinvolti da entrambe che si sputt***o a vicenda e quasi quasi viene delegato agli stessi la ricerca di una soluzione.
Ovviamente l’azienda ne risente e tutto ciò non fa altro che creare ulteriori problemi, ogni mese mancano soldi e ogni mese sembra sempre più vicino il fallimento o che una delle due avvii la liquidazione.
Vorrei dare le dimissioni, ci penso da mesi, ma ho paura poi di metterci mesi e mesi a trovare un altro lavoro e non brillando di autostima (ulteriormente distrutta da tutto questo, mi sento un incapace buona a nulla) rimango bloccata in questa situazione. Cosa fareste al mio posto? Scappo? Non so davvero che fare, continuo a dirmi di stringere i denti e mi faccio forza pensando che se dovessero fallire per lo meno avrei la Naspi ma mi rendo conto che non si può campare così.
All’orario di uscita mi cade la penna, ma poi spesso la sera sono sul divano e provo angoscia per il giorno seguente, ansia per il futuro; il sabato faccio le pulizie e mi capita spesso che la mente vada a ricordare, rimurginare su tutte le menzogne inventate dalla figlia per passare come la vittima della situazione con la madre che le ha rovinato l’esistenza.
Grazie
Ps. Ho 30 anni e vivo sola con il mio ragazzo, ho qualcosa via, ma non posso permettermi di non lavorare per chissà quanto tempo.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Lavoro
Carissima, ti capisco…
Niente, prova a tenere duro finché non trovi un’alternativa… magari dai un occhio su LinkedIn, lì le offerte arrivano in base al tuo profilo… non è detto che vadano in porto, ma almeno così facendo ti fai un’idea del tuo livello di appetibilità per altre aziende, e quindi tarare la tua “exit strategy” di conseguenza.
In bocca al lupo!
Immagino non sia una situazione facile e soprattutto, difficile avere un confronto con le dirette interessate, visto il rapporto professionale che intercorre fra voi. Detto questo, dovresti fare un esame, tolto questo aspetto, il lavoro, ti piace?
Se non ci fossero questi problemi, come sarebbe lavorare lì dentro?
Hai pensato che involontariamente, sia tu col tuo comportamento caratteriale ad invogliare nelle persone, la possibilità di “confessione” e “confidenza”? Magari sei il tipo di persona che tende a non urlare mai, che fa il suo, che quando esprime un opinione, lo fa con estrema pacatezza, tanto da venire praticamente sempre interpellata dai pari grado, o anche dalle “cape” in persona. Se questo è il caso, potresti paventare la possibilità di fare meeting e brainstorming aziendali, durante una riunione potresti proporre degli incontri con le cape, dove ognuno possa esprimere delle idee su come migliorare il lavoro.
L’abilità sta nell’attuare i principi del kaizen,…
…filosofia Giapponese di come pensare il lavoro in team, non devi pensare di sacrificare un buon posto di lavoro, solo perchè grazie al tuo carattere sono usciti fuori dei problemi fra titolari, in questo caso figlia e madre, fate delle riunioni, e scrivete delle idee per migliorare quello o altre cose, siccome, se ci sono problemi, non potranno fare a meno di non dichiararli, ed una volta dichiarati è possibile focalizzare gli obiettivi da perseguire per risolverli. Non demordere.
Naturalmente non dovete, i dipendenti, dire nulla di negativo, del tipo “problemi fra voi, figlia e madre”, ma lasciarle parlare e confrontarsi, e fare in modo che pongano delle domande, alla quale tutti candidate una risposta.
Un confronto con le dirette interessate è pressoché impossibile, spiace dirlo ma la madre è ignorante nel vero senso della parola altrimenti avrebbe agito anni e anni fa invece di cercare di coprire e giustificare certi atteggiamenti mentre la figlia oltre che ad essere una bugiarda patologica che gira e rigira i discorsi in base al proprio tornaconto fa uso, senza dubbio, di sostanze di conseguenza non ha la lucidità per sostenere certi discorsi, considera che tra di loro non si parlano praticamente da più di anno non riesco nemmeno ad immaginare di metterle al tavolo insieme. Sicuramente il mio carattere ha influito nel ritrovarmi nella situazione di essere considerata da entrambe la valvola di sfogo, raramente perdo le staffe e se capita comunque mai senza superare il limite possibile in un ambiente di lavoro (la figlia ad esempio a volte fa di quelle sceneggiate con i colleghi che per me sono inimmaginabili al lavoro).
E’ una situazione talmente assurda e sono talmente stanca che non so nemmeno rispondere se mi piacerebbe il mio lavoro al netto di questa situazione, il lavoro in sé è per sé probabilmente sì il problema che per come vanno le cose qui, a prescindere dal loro rapporto, la metodologia applicata consiste nel negare un problema o nel delegare a qualcuno (me) la gestione dello stesso. Sono stanca di portami a casa i loro problemi, di aver pensieri e preoccupazioni che dovrebbero avere loro e ad essere sempre tesa, in ansia, con un peso sullo stomaco.
Mi rendo conto che il problema probabilmente sono io, non sono adatta a lavorare in un ambiente del genere con il carattere che ho, avessi la mentalità degli operai approfitterei H24 di tutto questo chiedendo acconti sistematici, prestiti, assenze a piacimento, orario di lavoro scelto in base alla “voglia” giornaliera ma purtroppo non ho questa visione del mondo del lavoro e mi reputo una ragazza seria con la testa sulle spalle.
@Mary93, non intendevo dire, che in qualche modo fosse colpa o responsabilità tua la situazione, volevo semplicemente capire, come fosse il tuo carattere anche sul lavoro, di modo da renderti conto oggettivamente della situazione. Ti ho fatto certe domande, perché anche io, ho 27 anni, nel mio lavoro, e nel mio essere “riflessivo” è sempre disponibile e facendo sempre il mio, ho avuto uno dei titolari, che mi ha preso come suo “confessionale” personale, proprio per la mia caratteristica caratteriale, ecco perché ti facevo quelle domande. Con la differenza che chissà com’è, ho manifestato delle difficoltà sulle mansioni, che hanno prodotto, guarda un pò, delle riunioni, dove tutti per forza di cosa, dovevano confrontarsi anche i titolari, problemi che poi sono stati risolti ed ops, che non avevo problemi nemmeno io a svolgere le mansioni (ho fatto chiaramente apposta, per creare la situazione di incontro, e confronto che altrimenti, non si sarebbe mai verificata). Quindi c’è un…
…un fondamento sui commenti che ho scritto prima. Naturalmente mi rendo anche conto di essere stato fortunato, e che le situazioni siano diverse, se pensi che una conciliazione non sia possibile, fra di voi, dipendenti e titolari, e che questo sarà l’andazzo, hai una possibilità altrettanto oggettiva: questa azienda è collocata in un settore, e tu e gli altri dipendenti saprete se esistono nelle vicinanze aziende simili, dove l’esperienza maturata possa dare migliori frutti, prova ad esplorare il settore nelle vicinanze, magari c’è qualche azienda che assume, o ricerca proprio il tuo ruolo.
In ogni caso, se hai la certezza che la figlia fa uso di sostanze, non permettere che disponga del vostro destino, perché se è così, andrà sempre peggio, è destino.
Non stai lasciando la nave che affonda, perché la nave per ora naviga ancora, se devi lasciarla, fallo ora.
Gabriele hai perfettamente ragione e dalle tue parole mi rendo ancor più conto di quanto questo ambiente non faccia per me. L’idea di una semplice riunione in cui vengano analizzate le varie problematiche e affrontate determinate situazioni è inconcepibile anzi quasi è la proprietà stessa a non voler che certi discorsi escano delle quattro mura dell’ufficio e faccia finta di non vedere certi atteggiamenti dei dipendenti. Ognuno agisce solo ed esclusivamente nel proprio interesse e guai a negare o puntualizzare determinati comportamenti inconcepibili altrove perché tanto la scusante è dietro l’angolo.
Non si è tutti uniti al fine di raggiungere un obiettivo, ma è tutto completamente gestito a casaccio e ciò che non si farà oggi verrà fatto domani a prescindere che il cliente lo voleva una settimana fa.
Mi rendo conto che la situazione che si è creata tra madre e figlia mi abbia solo fatto aprire gli occhi su tutto quello che in questi anni ho ingoiato e lasciato correre comportandomi sempre nel modo in cui bisognerebbe in un luogo di lavoro e preciso che non sono io ad essere una dipendente modello ma tutti gli altri ad essere degli scappati di casa.
Incasso il colpo e non mi resta che trovare il modo di reagire per lasciare la nave prima che affondi.