Scrivo questa lettera perché non ce la faccio più, sono ad un punto di svolta e ho bisogno di tanti consigli. Ho una relazione da 9 mesi con un ragazzo che prima era un mio amico/conoscente; quando non stavamo insieme io sapevo che lui si “divertiva” con una sua amica ma niente di più. Durante questi mesi loro hanno continuato a vedersi e sentirsi nonostante io avessi detto al mio ragazzo che la cosa mi faceva soffrire. Ora, dopo litigate terribili, voglio che lui scelga: o sente e vede lei o continua la sua vita insieme a me. Il grosso problema sono i 50 km che ci dividono, a causa dei quali io non potrò mai sapere con certezza se lui è sincero o no. Non dubito che lui mi stia tradendo ma dubito che riuscirà mai a rispettarmi al 100% e a capirmi. Grazie a tutti coloro che leggeranno.
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Categorie: - Amore e relazioni
Se ti tradisce come fa a rispettarti? E se ti rispettasse quindi non ti tradirebbe.
Se non ti rispetta è perché non ti ama e non tiene a te. Può darsi che non ti ami perché non ama neppure sé stesso o forse è solo un egoista. Ma a te deve interessare solo che questo non è amore, quindi salvaguarda te stessa o ti farai sempre più male. Se tu ti ami, non permetti a lui o ad altri di fare del male a te stessa. Tu sei responsabile di te stessa e devi prendertene cura, anche difendendoti da chi mente come un lupo mascherato da agnellino. Se tu amassi te stessa come ami per es. tua sorella, non permetteresti a qualcuno come il tuo ex di trattarla così e vorresti il meglio per lei. Tu non vali meno di tua sorella o di una tua cara amica, ricordatelo sempre.
Dopo l’ennesima lite lui mi ha detto che non vuole essere trattato come un cagnolino, che non la vedrà e non le scriverà ma non può ignorarla. Ora io sono molto combattuta perché so che non mi tradisce ma non so se mi ama abbastanza o se ama troppo se stesso.
Ne sei sicura o ti piace crederci? Io non penso che amare sia difficile… penso che non abbiamo abbastanza fede per superare delle difficoltà oggettive che vengono coperte dall’apologia del sentimento. Oggi ad esempio ho rivisto una ragazza che non è mai voluta passare dalla porta della sottomissione volontaria all’autorità (anche perché non si riesce a razionalizzare questo vincolo perché il popolo è sovrano.) e ancora oggi vive circondata da un alone di colpa e di vergogna che dipendono dal suo orgoglio. Io non la giudico perché vivo i suoi stessi sentimenti, ma quando la vita mi ha dato la possibilità di mettermi in discussione mi sono sentita unita al gruppo ( a questa sorta di chiesa primitiva, attraversata da tutte le contraddizioni della chiesa… non ho trovato né amici, né compagni, né fratelli, né sorelle… nessuno che mi facesse sentire a casa) e così ho visto crescere la mia fede. La scelta iniziale è stata una scelta strategica maturata in un periodo della mia vita in cui mi lamentavo spesso perché non avevo un fidanzato. . In passato accadeva spesso, mi capitava di parlarne per lamentarmi e conoscendo le ragioni profonde che stanno alla base di questa cattiva inclinazione dell’essere umano non potrei mai mettermi in discussione su queste basi in un contesto istituzionale. Neanche me ne vergogno… ho sempre guardato con vavore alle aperture della cultura popolare perché la fede è una virtù teologale che va difesa, quando c’è, ma che non si può imporre con la…
[…] dicevo che non si può imporre con la forza. A limite c’è sempre tempo per ravvedersi. E poi anche il cosiddetto matrimonio riparatore veniva anticipato da una serie fatti che davano ai figli la forza per rivelarsi ai genitori senza passare dalla porta della sottomissione volontaria. Una certa visione della morale sessuale cattolica porta a sottovalutare l’orgoglio e la paura che accompagnano determinate scelte strategiche che non intendo condannare dal momento che a 33 anni ho bisogno di prendere il coraggio a due mani per dire ai miei genitori:- ho conosciuto questo ragazzo e mi voglio sposare!- Ma questo non dipende dalla mia famiglia, dipende dal fatto che sono una persona sentimentale (e pesante) anche se l’apparenza inganna. Ma non si tratta di apparenza. Questo vestito mi è stato cucito addosso. Questo rigore non dipende dall’educazione… è un fatto innato, anche se il confronto con i miei corregionali (che sono più “liberi” di me) mi ha fatto sentire sempre un po’complessata… determinata a cercare le cause della sua infelicità nella sua storia. Mi è servito cambiare ambiente. Il percorso di questa ragazza mi è sembrato autentico. Quando era ad un passo dalla sistemazione trovava un modo per complicarsi la vita. Io non sono proprio così, ma questi sentimenti li capisco.
In un contesto istituzionale, in effetti, il popolo è sovrano. Non c’è dubbio poi che non si tratta di un vestito tagliato addosso, ma di qualcosa di innato. Vorrei dire genetico, tanto che anche io vorrei prendere il coraggio a due nani e mandarli a lavorare, timidamente, al circo di Wanda Ormai, insieme a The Elephant Man che di guai ne aveva molti di suo, più del Pianista sull’oceano comunque. Ricordiamoci sempre che La nave va, ma mai nella Laguna Blu. Capita la metafora?
No. Yog, non far perdere tempo al prossimo.