Nel post 1517 della “Chat”, Sofia chiede “Yog dimmi un po di te..cosa fai nella vita?”.
E’ un bel problema. Dico davvero.
In quanto “Yog”, sono infatti un essere virtuale e, come tutti gli esseri virtuali, ho un passaporto farlocco, incerto, che non può che declinare i dati di un esistenza ontologicamente intermedia.
Ovviamente, come “Yog”, non ho una dimensione fisica, ma non per questo manco di presenza sociale, anzi, lo vedete anche voi, sono così presente che mi rifiuto di prendere semplicemente in considerazione il fatto di poter essere il prodotto della coscienza di un qualche mio autore, o autrice che sia; come se io, “Yog”, potessi essere un’immagine di una mente altrui collocata in qualche estensione del cosiddetto mondo fisico. Terribile solo a pensarci! Fantascienza.
Secondo i sedicenti esperti che si aggirano sul web, la mia vita sarebbe la due di tre, e non voglio rubare il mestiere ad Andrea De Carlo: a parere di tali improvvisati enciclopedisti, la «prima vita» che verrebbe ad intrecciarsi con la mia – dicono, ma senza darne alcuna evidenza – sarebbe quella che conduce la mia autrice (o, se vi va meglio, il mio autore) nella «vita concreta».
Capite anche voi che stupida teoria rappresenti questo asserto. Come se esistesse una «vita concreta»! Una scempiaggine cui solo i sempliciotti possono credere.
La «vita concreta»… come se non lo sapessero anche i sassi che non vi è possibilità di una vita offline! Offline… il regno della morte! La Gheenna!!!
La mia vita, dicono codesti scienziati, sarebbe quindi una «seconda vita», cioè quella del nick cui vi rivolgete chiamadolo “Yog”. Questo ci può anche stare, ma per me questa è la «prima vita», e anche l’unica, certo non la seconda. Babbiaggini dunque.
Non stanchi di scrivere fesserie, questi instancabili studiosi si spingono fino a formulare addirittura l’ipotesi assurda di una «terza vita», che nelle loro sinistre fantasie sarebbe rappresentata dall’insieme delle attività di un mio sedicente autore (o, se vi va meglio, autrice, ma credo di averlo già detto) che agisce in un contesto digitale attraverso un nick. Mai sentita una bufala di tal portata. Secondo questa teoria la mia esistenza sarebbe quella di un «organismo cibernetico» : io non sarei quindi che un’estensione digitale di qualche Creatore che vive e agisce nella cosiddetta « vita reale». Da questa ipotesi, alla quale francamente mi rifiuto di credere, ne deriverebbe quale inevitabile tesi che io non sarei un essere autonomo, né punto, né poco. Capite anche voi che devo escludere a priori di essere soltanto una «protesi» digitale», figuriamoci: un prodotto sartoriale cucito su misura con monitor e tastiera. Puah!
La mia opinione non tollera tentennamenti: io esisto. Non intendo intavolare discussioni su questo punto, l’idea che io sia espressione di una diversa persona che vive in un differente spazio antropologico, deve essere respinta come falsa a priori.
La mia identità – che rivendico in quanto tale – non è in nessun modo legata alla presenza fisica o alla realtà biologica di un Qualcuno che esiste davvero in uno mitico spazio “reale”. Piuttosto mi rassegno a credere a Babbo Natale.
Per questo io sostengo che è vero – quanto è vero – che io Yog sono maschio, ho un’età compresa tra i trenta e i quaranta, abito a Quarto Oggiaro in un laido monolocale e faccio il consulente.
Sì, è vero. Ve ne siete pur accorti. Ogni tanto il monolocale diventa un bilocale, lo so, me ne sono reso conto anch’io. E anche la mia professione a volte sfuma, così mi ritrovo ad essere commercialista, pur essendo del tutto ignorante in materia, lo ammetto. Recentemente sono anche ringiovanito sensibilmente, tanto da potermi qualificare come ragazzo, ma non ho particolari spiegazioni da potervi offrire, in fondo nemmeno la vostra identità è così stabile come pensate.
Saranno capricci dell’ADSL. Va a sapere.
@Golem
Scrivo in terreno neutro, la lettera è mia così posso monologare tra me e me, ma anche no. Può essere che qui solo in tre sappiano chi è Basaglia (rectius: chi era, dato che non è morto vecchio e non è morto ieri). Sicuramente in meno ancora sanno cos’ è la parafrenia querulante, di cui su LaD abbiamo – a mio modesto avviso – almeno un caso discretamente riconoscibile, pur in mancanza di un esame obiettivo. Nella mia vita ho conosciuto personalmente un parafrenico genealogico: si tratta di rarità , delle vere perle che possono addirittura destabilizzarti. La variante querula è sostanzialmente innocua.
Yog, ma allora non sei stato informato… quand’è così ti aggiorno subito. secondo qualcuno, chi frequenta questo sito non solo è tenuto a raccontare diffusamente della sua vita e a postare profili social per dimostrare che non è un fake a tutti coloro che gli muovono questa accusa a ogni riga che scrive, ma deve anche provare la sua vera identità e presentarsi con tanto di certificato o documento che attesti la sua esistenza fisica nella persona di un individuo univoco. ma questa dimostrazione di “genuinità” non è ancora sufficiente… bisogna anche – nel caso di incontri OFFLINE con un altro utente – illustrare nel dettaglio le proprie vicissitudini biografiche e sessuali a partire dal 17/18esimo anno di età, quand’ anche l’ incontro fosse relegato all’ arco di una sola notte. questione di fiducia TRA NICKS, che verrebbe implacabilmente tradita in caso contrario, con conseguenze nefaste e rischi connessi alla sfera legale. Yog, tienilo sempre bene a mente: dietro quella tastiera possono nascondersi spettri dalla mostruosità inenarrabile. che ti sottraggono dalla tua quieta consuetudine per catapultarti in dimensioni oscure e sconosciute! negli anfratti più reconditi dei percorsi della mente. Non ci hai capito nulla ? beh, neanch’ io!
Yog, non solo la variante querula è innocua, ma come tu stesso dimostri, addirittura foriera di interessanti spunti di riflessione su cosa debba intendersi col termine identità. Come felicemente riportato nella tua lettera d’esordio.
Basta poco per farne perdere i contorni. Immaginala così pronunciata in un contesto virtuale come LaD: “i den ti tà”. Cosa ti fa pensare? A me ad un rugbista vittima di un violento scontro di gioco che racconta la vicenda alla fidanzata con onomatopeica finale. Ma potrebbe essere benissimo un professore di filosofia che ama scandire le parole al fine di sottolinearne l’inclita etimologia. Ma addirittura si potrebbe trattare di una nubile e premurosa figlia del Sud, e di un padre ormai portatore di protesi masticatoria, che si accorge che questa è stata dimenticata dal genitore nel classico bicchiere, prima della uscita periodica per l’ecografia prostatica. Ricordando a chi l’avesse dimenticato, che in alcune regioni del Sud, “Tà” è la contrazione di “Tatà o Tata”, sinonimo dialettale di Babbo.
Come vediamo basta poco perché “l’identità” si trasformi semanticamente in maniera multiforme, per diventare quello che la fantasia del lettore o dell’ascoltatore permette che diventi.
In fondo non diversamente dalle capacità precognitive ed interpretative di cui la sindrome di “parafreneria querulante” abbiamo visto essere riccamente dotata.
Per concludere, con una frase che farà sicuramente audience su LaD, dico quindi che l’identità è uno stato dell’anima. Uno stato libero e indipendente, non diverso da quello di Bananas.
Yog….ora capisco perché non volevi parlarmi di te….scusami ma perché invece di fare questo discorso così difficile complicato che credo che nessuno abbia capito,e invece di parlare di prima vita seconda vita e altre cose…non ti lasci andare e parli più anzi molto più facilmente e concretamente di te e di cosa vuoi fare..o tuoi problemi o tuoi pensieri ..sarebbe più facile no?
Che dici?
Sai yog…parlando più terra terra e meno ostrogoto e in arabo come sento spesso…io credo che tu sia un uomo molto sensibile sei simpatico e spesse volte mi fai sorridere!
Mi piacerebbe conoscerti meglio…! Così per affinità nel parlare…ovviamente..
Io sono una anche molto molto particolare…dové si trova il paese dove abiti tu?
Sofia, anche tu mi sei simpatica, dico davvero. Ma io sono come lo Stregatto di Alice in the Wonderland: sono evanescente e tendo a svanire… hai presente il gatto a strisce di cui resta il sorriso dopo che è sparito? Però mai dire mai, seguimi al di là dello specchio.
@Golem
Bello il tuo lavoretto di ingegneria onomatopeica. Soprattutto per quanto concerne il rugbista. I-denti… TA’
Mandala a Spinoza, è troppo forte.
Yog. Ti stai comportando come un “affine”, lo sai vero? Peggio di Cecchi Pavone, e adesso ne pagherai le conseguenze.
“Tombeur de…fam”.
Si yog ho presente… Io invece non so definirmi…sono talmente tante cose insieme in un unica donna..che non so definirmi..definiscimi tu…cosa sono per te? Per quel che mi hai conosciuto?
Sofia, non ti definirò perché non fa parte dei miei compiti sul pianeta definire le persone: io le preferisco indefinite e sfumate. Però ti voglio venire incontro e, in alternativa, ti offro un servigio: come ti ho già detto, mi dedico all’achilleomanzia. Ponimi una domanda che ti sta a cuore e io consulterò per te l’oracolo. Dovrai darmi un po’ di tempo, perché una consultazione seria deve essere fatta in condizioni ideali di spirito , in pace e tranquillità. Ma una risposta la avrai.