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Affidamento dei minori e servizi sociali

di pppat

Gentile direttore, sono la mamma di un bambino di 6 anni, separata da tre anni. Vivo a Modena. Sto vivendo una storia pesantissima, in seguito all’allontanamento di mio figlio da parte del servizio sociale, investito dal padre del bambino per ottenere l’affidamento del figlio, in quanto a lui non riconosciuto dal tribunale civile. La mia storia è simile a quella di tante persone e denunciate alle varie associazioni da figli allontanati dai genitori, dal servizio sociale, dal tribunale minorenni, situazioni protratte anche per anni. La mia storia è forse più anomala in seguito a soprusi e violenze che sono state attuate sulla mia persona e sul bambino, in seguito alla libertà che ingenuamente mi ha spinto a denunciare gli operatori dei servizi, soprattutto gli psicologi interni, per fatti che nel nostro paese avvengono e di cui tutti tacciono. Per niente (e non c’erano assolutamente motivi che mi portassero via mio figlio), la gente non lavora. Nel corso delle varie denuncie e reclami operati anche dai miei legali e consulenti, il tribunale ha comunque scelto la strada dell’indifferenza, ignorando ogni nostro giudizio e prova del contrario, e affidando definitivamente mio figlio, dopo 1 anno e mezzo al servizio sociale del comune di Modena.
Ora vorrei chiederLe se non fosse un bene approfondire queste tematiche sui media, vista la quantità di disagi che codeste istituzioni pubbliche provocano, senza escludere comunque che esistono tanti casi in cui l’intervento è giusto per il bene di piccoli rovinati dal degrado sociale. Non nel mio caso e di tanti dove esiste la cultura, il benessere e l’affetto per i propri figli, voluti, l’istituzione presenta l’incapacità di gestire le famiglie, di rapportarsi ad esse, operando con l’immenso potere di cui dispone e abusando molto spesso degli stessi poteri.
I giudici ancora ascoltano le relazioni prodotte da questi assistenti i quali giudicano in base alla loro esclusiva esperienza personale e con una base culturale retrogada. Gli operatori appaiono frustrati da mansioni pesanti e confusi dinnanzi alla normalità, con stipendi bassi e moli enormi di lavoro. I colloqui che eseguono, mai alla presenza di testimoni, sono vessatori e ricattatori. L’umiliazione psicologica è l’arma migliore per manipolare e trasformare le persone secondo loro canoni non ben precisi. E’ incredibile come trasformano poi il principe in barbone e viceversa. A loro basta inviare due pagine appena in un Tribunale di relazioni che sembrano estrapolate da un mondo che non esiste. Pazzesco verificare di persona e sulla propia sofferta situazione, l’atteggiamento che spesso viene tenuto sulle persone deboli, come donne bambini, hanicappati. Le lamentele che giungono da tanti soggetti coinvolti riguardano inoltre il disgregamento dei nuclei famigliari, da loro operato con estenuante e logorroica strumentalizzazione del loro potere, vessanti illazioni e imposizioni di standard di vita che a non tutti competono.
Tra le tante cose che non vanno in Italia e il bisogno di rinnovarsi , questa deve divenire una questione da affrontare per il bene di famiglie e bambini, e non capisco come mai vengano denunciati in Italia ingiustizie ben minori, mentre l’opinione pubblica, la stampa, avvocati, medici, perfino la polizia, pur sapendo, al solo pensiero di colpire il servizio sociale prendano immediatamente le distanze.
La ringrazio dell’attenzione.

Lettera pubblicata il 16 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Controversie - Famiglia

La lettera ha ricevuto finora 725 commenti

Pagine: 1 2 3 73

  1. 1
    giovanna -

    Cara Amica,
    Ho vissuto sulla mia pelle, in occasione di una fallita adozione, l’arroganza, l’incompetenza e la malafede dei servizi sociali e di psicologia.
    Hanno rovinato la vita a me e a mio marito (l’uomo più buono e mite del mondo) negandoci la possibilità di occuparci di un bambino (anche grande, anche handicappato, non abbiamo posto alcuna condizione!), togliendo magari dalla strada un piccolo spacciatore colombiano.
    La loro relazione al Tribunale dei Minori è stata l’apoteosi della falsità , proprio come dici tu: mio marito, pover’uomo, che ha solo obiettato di non potersi assentare dal lavoro per i prescritti tre mesi causa licenziamento assicurato, è stato fatto passare per un pallone gonfiato: “il signor T. si crede indispensabile sul lavoro, perciò non offre garanzie di maturità psicologica ed è inadeguato come padre”. Testuale! E stiamo parlando di un modesto impiegato che riceve quotidiane minacce di licenziamento se solo chiede di assentarsi un giorno.
    Quanto a me, sarei inadatta come madre in quanto “troppo mascolina”.
    Non so davvero che dire.
    Tante grazie, e speriamo che il Signore li ricompensi come meritano.

  2. 2
    marco -

    Buonasera ho 25 anni e nonostante la non troppo avanzata eta ho 9 anni di cocaina alle spalle compreso un programma di riabilitazione della durata di un anno e mezzo che ho abbandonato dopo 13 mesi(12 interni piu 6 di presunto accompagnamento e aiuto per affrontare l esterno).Allora io non voglio lamentarmi dei trattamenti ricevuti in quanto ognuno ha il suo carattere ed è giusto capire gli altri e le motivazione che spingono a certi attegiamenti(non mi ritengo un santo)ma quello che piu mi fa rabbia è vedere negli altri un non fidarsi mai,guardare storto un evitare subdolo e a me difficile da comprendere.Mi spiego meglio però.é dal settembre 2002 che è “esploso” il caso in casa mia e dal seguente ottobre nonostante fosse una cosa “inspiegabile”per loro,ho cominciato una psicoterapia a pagamento(700 euro mensili circa).dopo quasi 2 anni in cui le mie ricadute erano continue e nonostante sapessi tante cose di me e cio che sarebbe stato giusto giusto fare non riuscivo a fare nulla di buono e i rapporti a casa erano “subdolamente”e”fintamente”a posto ho deciso di entrare in una comunità.In un anno ho capito ho capito quanto fosse pieno di brutture il mondo e quanto subissi queste brutture.Ho capito inoltre che purtroppo nessuno aiuta nessuno per nulla e che pochissima gente aiuta per i bisogni altrui ma piu che altro per un bisogno proprio nella quale chi ha bisogno non merita “troppo” rispetto e chi si ribella è perchè vuole sfidare.Non nego che nel tempo ho capito con la psicoterapia che io sbaglivo molte cose,ma allora mi chiedo in questi centri chi è che il paziente chi ci entra o chi sta li per curare?premetto che in quell anno se ne sono andati 5 operatori sui 15 che in 1 anno prima o dopo ho conosciuto.Di tutti ho un bellessimo ricordo.Ho scritto tutto questo un po per condividere e cercare risposte e per dire che non sono un “quasibarbone”o un “ladro-omicida” ma figlio di gente rispettabile, imprenditori di una azienda nella quale lavoro(e ho lavorato quando c ero)da 5 anni da operaio(E NON DA PADRONE),ho abitato per 5 mesi da solo ma non è andata..quindi mi chiedo tanta gente chi piu chi meno quanto deve pagare per gli errori commessi?c è differenza tra lo sbagliare sulla propria pelle o sbagliare facendo del male a qualcun altro?io penso di aver pagato per me e non voglio niente in cambio,ma almeno una pacifica indifferenza si.un augurio per chi ne ha bisogno ricco o povero che sia!

  3. 3
    DAGO44 -

    Caro MARCO,ho letto tutto d’un fiato la tua lettera,mi hai ributtato indietro nel tempo,a dieci anni fa esatti,quando in casa mia venne fuori che mio fratello,mio fratello più piccolo che tanto adoravo faceva uso di cocaina.
    Fu per me come mi fosse crollato il mondo addosso,avrei preso più volenieri una pugnalata dritta al cuore.Anche lui scelse per sua iniziativa la strada della comunità,e dopo due anni ne uscì pulito,affrontò la comunità e il percorso di riabilitazione con grande coraggio,mi ricordo ancora che l’ingrato compito di portarlo nell’a struttura toccò a mè,Ricordo ancora la morsa di gelo che mi prese al cuore quando lo vidi sparire dal portone.Ti ho scritto questo di getto ,MARCO,è purtroppo vero quello che dici,la gente giudica,troppo spesso incautamente,senza preoccuparsi che anche un’occhiata data di traverso,o una parola detta nel momento sbagliato possono ferire,o addirittura uccidere una persona.Sei un ragazzo molto intelligente,e da quello che si evince dallo scritto anche molto sensibile.
    Per quello che può contare se vuoi DAGO senza interferire nel tuo privato ti tende la mano.Se ti va ogni tanto lascia una tua traccia,fammi sapere come stai,e non buttarti addosso croci,continua il tuo percorso,e vivi la tua vita,MARCO,mio fratello ha tre bambini,e un lavoro,e io sono molto orgoglioso di lui.Hai scritto un post che và drtitto al cuore.
    Ti ammiro Marco. DAGO44

  4. 4
    Attilia -

    cari amici. Ho urgenza di sapere chi deve preoccumarsi del mantenimento del minore quando lo stesso è stato affidato al servizio sociale da un decreto del tribunale dei minori.
    La mia è la storia del fallimento di un’adozione. La ragazza è in affidamento ai servizi sociali con decreto del tribunale dei minori e non capiamo se dobbiamo provvedere al suo mantenimento o in quanto i servizi sociali hanno la sua custodia siano loro a dover provvedere.
    Ripeto che la ragazza è stata afidata al servizio sociale da un decreto del tribunale dei minori.
    Grazie di tutti

    attiliadb@yahoo.it

  5. 5
    Barbara -

    Cari amici, leggo per la prima volta questo sito e purtroppo mi ritrovo nella stessa situazione della signora Patrizia, perchè le mie bambine sono state affidate ai servizi sociali da Agosto 2006. Purtroppo in quel periodo la casa non era in ottime condizioni a causa della depressione nella quale ero caduta in seguito ai maltrattamenti fisici e psicologici cui ero sottoposta. Adesso sembra semplice per me parlarne, ma vi assicuro che quando si vivono certe situazioni non è facile uscirne fuori. Dallo scorso anno le bambine sono state affidate ai servizi sociali, i quali sono stati completamente assenti e soprattutto incompetenti. In un primo momento le bambine erano state collocate dai miei genitori poi dato che il padre aveva fatto credere a tutti me compresa di aver intrapreso un percorso e soprattutto di essere cambiato, il tribunale ha mantenuto l’affidamento ai servizi sociali ed ha disposto che le bambine potevano tornare a vivere nella casa di prima. Si sono fidati di semplici parole, senza fare alcun accertamento. Il papà non appena avuto il decreto ha preso la bambina più grande da scuola e l’ha portata via con se, minacciandomi.
    dopo quasi tre mesi, durante i quali il papà si è mostrato nuovamente violento e ha dato segni di squilibrio, mia figlia è ancora nelle sue mani. Il tribunale non ha fatto nulla e le assistenti sociali, ancora affidatarie sono completamente assenti malgrado siano state chiamate in causa.
    Nonostante io continui a sollecitare il loro intervento per controllare il benessero fisico e psichico di mia figlia, mi è stato risposto che hanno fatto anche troppo.Trovo assurdo che, chi sceglie di abbracciare certe professioni si dimostri così insensibile e soprattutto che il Tribunale, non conoscendo nulla dei fatti accaduti si trovi poi a prendere decisioni in maniera totalmente astratta, basandosi su relazioni scritte da persone che non sanno nulla, proprio perchè non intervenute.Perchè non c’è nessun organo che tutela i bambini? Cosa dobbiamo fare noi genitori affinchè qualcuno intervenga in difesa dei nostri figli. Io personalmente ho sollecitato più volte il tribunale e le assistenti sociali ad intervenire, ma non è cambiato nulla. Vorrei solo che la gente sapesse quello che accade veramente, quando ci si trova in queste situazioni. Devo aggiungere che il papà l’ha iscritta in un’altra scuola senza il mio consenso e senza quello dellle assistenti sociali e che quando ho provato ad andare a scuola mi è stato chiaramente detto dalle maestre e dalla coordinatrice che se volevo bene alla bambina dovevo farmi da parte e dire al giudice che volevo rinunciare a lei. Tutti sono al corrente di quanto mi è successo, ma ad oggi il Tribunale non è ancora intervenuto. Quando deciderà di farlo, sono talmente scoraggiata che non mi sorprenderei se decidesse di affidare mia figlia a chi continua a comportarsi in maniera violenta. Purtroppo ho letto di altri casi.
    Grazie
    Barbara

  6. 6
    Paola -

    Sono allibita dal comportamento delle istituzioni pubbliche in materia di minori. Qualcosa non ha quadrato nella mia storia che ha visto sottrarre il minore dai servizi sociali per “consegnarlo” al padre, e nel giro di due anni fare in modo che venisse a lui affidato, con visite inesistenti tra me e mio figlio. Il servizio si è avvalso di oservazioni fasulle che mi hanno devastato. Mi è stato riferito che il padre ha pagato qualcuno, perchè solo così poteva togliere il figlio ad una brava donna come me.
    Papi

  7. 7
    sandy -

    Gentile direttore, volevo sapere se posso ottenere una retta mensile per un affidamento di un minore, cioe’ di mio fratello, che per ora e’ dentro una casa famiglia cordiali saluti.

  8. 8
    Patty -

    Rispondo a Barbara, col cuore in mano. Sembra che qualcosa nella giustizia non funzioni proprio. Da una parte l’assenteismo dei tribunali, il bisogno di smaltire queste questioni al più presto, quindi sempre e comunque ciò che riferisce il collega dell’organico istituzionale (l’assistente sociale, il maestro ecc..). Dall’altra la prepotenza e la lucidità di tanti ex mariti e padri, che certo non hanno quella sensibilità che porta così in fretta sull’orlo del burrone come può accadere ad una mamma, privata del proprio figlio. Il mio ex marito, violento, arrogante, potente, me ne ha fatte di tutti i colori: minacce, pedinamenti, vandalismi. Sono stata sul punto del suicidio. Ha agito con sotterfugi assecondato dagli operatori sociali (che nella parte avevano un loro riscontro) Nella causa di affidamento del bambino (affidato al servizio sociale prima, poi al padre dopo), il solo fatto di aver lamentato delle pressioni subite, mi ha vista punire duramente e liquidare come una povera persona isterica e nevrotica. Sono stata lasciata sola ed in balia del mio destino. E mio figlio che convive ora col padre, è in cura psichiatrica. Non aggiungo altro.

  9. 9
    tony blandizzi -

    Buona sera, sono un assistente sociale che lavora in un Ente territoriale, ho letto i quesiti posti all’attenzione di quanti casualmente, o meno, come me, vorranno dare una risposta. Concordo, pienamente con quanti ritengono che spesse volte, gli operatori sociali, producono interventi inadeguati alle istanze e ai bisogni degli utenti in particolare, e in generale, a tutte quelle persone che necessitano di un semplice aiuto. Nelle separazioni personali, giudiziarie o consensuali, molte volte c’è una parte soccombente, e, spesse volte, la parte che viene limitata nella propria capacità genitoriale, non è quella che ha determinato la frantumazione della convivenza more-uxorio o del regime della costanza matrimoniale. Spesse volte, a soccombere è l’attore che ha meno conoscenza del diritto. Infatti, se un determinato servizio, sia esso sociale o psicologico, scrive scemenze, bisogna proporre ricorso presso le sedi giudiziarie competenti, e chi non ha i mezzi economici per avvalersi della legge, la stessa, stabilisce con il gratuito patrocinio, che ogni cittadino deve avere rappresentanza legale presso ogni ufficio giudiziario. Freghiamocene di quelli che scrivono contro, preoccupiamoci, semmai di fare valere le nostre ragioni. Ciao a tutti.

  10. 10
    Paola -

    Gentile sig. o signora Tony Blandizzi, che significa freghiamocene di quelli che scrivono contro. E che significa che spesso gli attori non hanno conoscenze e mezzi per affrontare situazioni che li coinvolgono e coivolgono le loro famiglie, i loro figli… E’ proprio sicura che è sempre cosi? Nella mia storia, un assistente sociale disse che il problema grosso che doveva affrontare era l’erudizione, la conoscenza e la cultura mia e di mio marito, e questo creava in lei problemi. Mai però ha concesso accesso agli atti, e sempre ha nascosto azioni non propriamente lecite che ha compiuto a nostro danno. Nella sua elegantissima esposizione si evince la volontà di esprimere tutto il suo sapere, che come sempre è e rimarra un copia incolla dai vostri testi di laurea breve. Quanti psicologi vi danno ragione, quanti giudici vi compatiscono, a meno che non intervenite sul disastro della povertà estrema, sugli Handicappati, sui detenuti.
    Abbassate questo tono da maestrini, sapete bene del potere che ancora vi danno in materia di minori, e calatevi umilmente riconoscendo quante volte avete rotto equilibri familiari. Provate a fare statistiche popolari su quanti si associano a voi. Io non ho ancora conosciuto qualcuno che vi assolve in pieno, e parlo di famosi avvocati e spicologi nazionali. Si offenderà e risponderà sicuramente. A questo punto non sarà diversa dai colleghi che ho conosciuto
    Cordialmente

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