Piangersi addosso, disprezzarsi non serve a niente. È più produttivo amarsi, curarsi e migliorarsi sempre di più giorno per giorno sia fuori che dentro, ma soprattutto fuori. Sia perché se vediamo allo specchio ció che vogliamo essere, saremo più sicuri,ci metteremo di più in gioco; sia perché il nostro fuori è il nostro biglietto da visita. Ma devi piacere a te stesso,e fregartene se agli altri piaci o meno.O forse no. Io sono un ragazzo, studente, che va a momenti:una volta si vede brutto,altre volte pure carino. Ma non sa se piace agli altri, o meglio, non riesce a capirlo. Al momento me ne sto fregando degli “altri” e penso solo a me stesso, a migliorarmi. Alcuni mi dicono che sono divetlntato acido, asociale, stronzo. Ed un po’ è vero, ma sapete una cosa? Il loro comportamento verso di me non è cambiato neanche un po’, peró questa volta io non sono quello che ci rimette. Prima ero più disponibile, condividevo le mie cose con gli altri… ma nessuno di loro si è mai degnato di scrivermi, niente di niente. Nessuno si è mai interessato a me, anzi quello poche volte mi hanno detto”sei un cesso”. Ora, mi curo di più, penso solo a ció che è più giusto per me, ed ho iniziato a disprezzare gli altri, gli trovo tutti i difetti di questo mondo, ma naturalmente non li insulto. Il loro comportamento non è cambiato,si lamentano solo del fatto che sono meno disponibile, meno socievole,più antipatico e menefreghista, ma loro verso di me?Si sono comportati bene? Mi chiedo se se lo siano mai chiesti, ma credo proprio di no. Naturalmente sto parlando dei miei compagni di scuola, gli unici miei coetanei con cui ho a che fare. Voi direte”sono solo amici di passaggio, non dargli importanza”, certo, avete ragione.Ma, al di fuori io non ho nessuno. Ed è qui che arriviamo al titolo della discussione:sono affascinato dal mio futuro, ma soprattutto impaurito. Un giorno finiró la scuola, e dopo? Vorrei andare all’università per uscire dal luogo in cui vivo,vivere in una bella città, avere una vita più movimentata, conoscere gente, divertirmi, e se la cosa sarà plausibile avere una ragazza(sono un tipo “solitario”, ma se proprio dovessi innamorarmi mi faró avanti rompendo ció che affermai in una vecchia discussione),e poi lavorare, insomma:realizzarmi.Ma poi arriva la paura. Paura di non riuscire a “vivere”(sto sempre chiuso in casa,anche per scelta mia, ma vabbe’),paura di non uscire dalla mia “cittadella”, paura di restare solo(Anche se lo sono già, intendo al di fuori dell’ambito familiare), paura di perdere i propri genitori, paura che le cose possano peggiorare.Manca ancora qualche anno prima della fine totale della scuola, possono cambiare molte cose, ogni giorno m’immagino in un bel futuro dato che il presente non è un granché, anche se lo apprezzo nella sua semplicità.Ma non so che fine faró. Dato che in famiglia tira anche un’aria “pesante”, a volte. Non ditemi:esci divertiti perché dove abito non posso farlo dato che ci conosciamo già tutti. Rileggendo il tutto mi viene ansia. Comunque, scusate se non ho risposto alle altre discussioni, sono un po’ inattivo sul forum, apprezzo tutte le risposte che mi avete dato, e cercheró di essere più attivo in seguito.
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Categorie: - Me stesso
Caro ragazzo, ti capisco molto bene. Ci sono passata anch’io e come noi molti altri. La speranza che il futuro sia migliore del presente, la paura che le aspettative restino deluse e tutta una lunga serie di insicurezze ed ansie. Mi sento di darti solo un consiglio: concentrati sul presente. Hai già fatto dei passi in avanti impegnandoti per migliorare e sentirti meglio con te stesso, continua a farlo. Fai di te il tuo baricentro, la tua sicurezza più grande. Coltivati, accudisciti. E intanto progetta a grandi linee il tuo futuro, cercando di essere il più ottimista possibile. Tutti abbiamo paura del futuro, perché il futuro è l’ignoto. Cerchiamo di vivere più nel presente e di farcelo piacere più che possiamo, e in futuro raccoglieremo i nostri frutti 🙂 un abbraccio!
Il futuro non è ignoto, sappiamo che ci attende la morte e bisogna vivere ogni giorno come fosse l’ultimo. Solo in questo modo potremo tendere alla perfezione, in caso contrario tenderemo ad accontentarci e a trovare qualcosa di vantaggioso in quei compromessi che caratterizzano l’amore umano. La salvezza passa sempre dal sacrificio personale, quando cerchiamo di salvare il salvabile ci illudiamo che in futuro saremo ripagati per le nostre fatiche ma questo non accadrà mai perché come diceva sempre la nonna “Il Signore non è ricco per un Padre Nostro”.