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Lettera pubblicata il 20 Novembre 2012. L'autore, Nina1088, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Nina,
se fossi in te, dato che amo partire sempre da me stessa, in quanto arbitra primaria del bene e del male che sono in grado di procurarmi, più che non macerarmi per quanto fosse successo, mi chiederei perchè in quell’anno avessi “svirgolato” arrecando danno all’immagine che vorrei avere (e che desidererei gli altri abbiano di me) e alla fiducia che mi era accordata da un compagno.
era un’attrazione fisica o un bisogno emotivo? com’è cominciata e come è finita? cosa ne hai tratto di bene o di male? che momento della tua vita stavi sperimentando all’epoca? cosa ti manca nel rapporto con il tuo compagno?
se ti va di dare maggiori dettagli in merito, cercherò di finalizzare meglio il mio pensiero, pur sottolineando fin d’ora che mi sembra sterile negare che esistano in noi pulsioni negative, a volte impossibili da sopprimere, con le quali è preferibile abituarsi a convivere: a mio avviso, negarle non farebbe che portare a guai peggiori.
tanto per farti un esempio, sono una persona che evita di norma l’aggressività. di recente mi sono trovata in uno stato di tale frustrazione che non ho potuto fare a meno di esternarla per iscritto verso l’ultima persona che mi aveva offesa, trattandomi in modo per me ingiusto. mai l’avevo fatto in passato in modo così netto e pesante. nel momento di mettere a segno la mia reazione, forse eccessiva, ho percepito un messaggio interiore che mi consigliava di non proseguire nel mio intento. non ho voluto ascoltarlo e sono andata avanti per la mia strada. me ne è derivato un grande danno, emotivo ed economico.
in questa circostanza ho comunque preso atto di una parte oscura e negativa di me, che non sono stata in grado di dominare. vorrei poter dire che me ne sono pentita ma non è così: ho pagato e patito ma sono contenta lo stesso di aver reagito. non sempre la cattiveria che alberga in noi è negativa: spesso ha risvolti che ci sono necessari, se non imprescindibili, per mantenere salda la nostra identità.
socialmente, come è giusto che sia, questi atteggiamenti, pure punibili per legge, sono riprovevoli ma a volte, per noi, sono espressioni di forti bisogni individuali ai quali, forse, non è giusto rinunciare… sarebbe però sempre importante comprendere da cosa nascono, al fine di evitare che si possano ripetere, se non desideriamo che questo possa accadere.
@rossana
dici bene su ciò che mi fa paura ma sai anche cosa?vedo molti uomini che si infatuano subito e mi spaventano perchè la vedo come una voglia di possedermi e non amarmi,mi mettono ansia,fretta e mi spavento.Per la questiona cosa ci ho trovato in lui beh lui sembrava un altra persona,ha mille facce,lui mi diceva che era solo un periodo e che non era così stronzo,freddo e via dicendo,gli ho dato la possibilità di dimostrarmelo ma poi col tempo e conoscendolo ho capito che era davvero marcio e quel poco di buono che avevo trovato era svanito perchè probabilmente era solo una maschera.Su questo mi sono soffermata molto con la mia psicologa e lei mi chiese anche cosa questi uomini vedano in me,perhcè alla fine sono attratti da me e spesso purtroppo non vogliono lasciarmi andare,io le ho risposto che apprezzano qualità come dicevo prima con luna,la dolcezza,la simpatia,la sincerità e il fatto che non sono morbosa e oppressiva,con me si sentono al sicuro ed è questo che li spinge a tornare ma ahimè io ho bisogno d’amore non sono la caritas e non voglio fare la crocerossina,voglio dare ma anche ricevere ed è questo il problema.
SARAH, stelin, e quello sarebbe il problema? Semmai sarebbe la cosa su cui ‘concentrarti’, de ‘panza’, e già così ‘astenersi perditempo’. A volte sentiamo di volere qualcosa, ma non ci diamo il diritto di averla, fino in fondo. Non per forza sino a giungere al vero e proprio autoboicottamento, ma magari non scremando abbastanza. Il mondo attorno a noi non è sempre ‘equo’, purtroppo, e non è la questione che gli altri dovrebbero comportarsi bene frustrandoci immensamente se non lo fanno. Ma di scremare coloro che non troviamo che lo facciano. Pare una banalità? Non credo lo sia. Prendo atto che un comportamento altrui mi sembra iniquo o lesivo (e già a volte per struttura propria è difficile darsi il diritto di prenderne atto, non implodendoci dentro, ma ascoltandosi), faccio presente a me stesso, in primo luogo, cosa non va. Lo faccio presente all’altro. Che può prenderne atto, fregarsene, perseverare o no. E già questo ‘screma’. Facile a dirsi? Eppure chissà quante volte lo facciamo e funziona. E quando non lo facciamo che salta agli occhi. Nostri. Il problema non è stata la dolcezza o la pazienza, SARAH. La dolcezza e la pazienza di per sè non sono punti deboli. Dipende anche come, in quale chiave e con chi li investi.
e su cosa eserciti un concetto di empatia e pazienza che va oltre il salvavita e che cozza contro la molestia. Il moroso di NINA è stato accogliente, dolce e paziente, pare, ma non con una donna che lo tradisce avanti e ancora. La sua accoglienza non è ‘caritas’. NINA non gliela sta manco chiedendo, però, attenzione. – Io ti capisco, SARAH, per ciò che racconti, incubi inclusi. Esistono situazioni più grandi di noi, che non per forza andiamo a cercarci. Talmente violente o contorte, manipolanti, un altro schema per cui se ci siamo entrati orientandoci sulla normalità ci disorientano. E anche un segnale poteva benissimo non poter rappresentare per noi un preludio così drammatico. Penso però che oggi a uno che palesa aggressività giustificandosi faresti più attenzione. E anche come si pone verso sè e te. Vedi, io ti capisco. E penso che pensare che dolcezza e pazienza siano valori da condividere (no caritas) sia importante. No punti deboli, risorse. Però il ‘son tre volte bon e i me onzi col baston’ (mi picchiano perché son troppo buono) non è la chiave. Anzi, rischia di confonderti. Fermo restando che chi picchia, come racconti, non è mai giustificato. ROSSANA: grazie mille per la segnalazione di Eppiteto. Ho il dubbio che sia lui chi avevo letto tipo quindici anni fa, per il concetto estrapolato. NINA: grazie a te. Egocentrico nel senso tra te e te. Dai valore a quella esperienza, Nina. Cerchi di rimuoverla e si ingigantisce tipo un blob.
@luna
sono sempre stata una persona abbastanza diretta ma mi sono trovata davanti sempre persone che scappavano da ogni minima cosa,parlavo e non mi ascoltavano,lo mettevo pure per iscritto ma nulla,è come parlare con il muro e non è facile trovare uomini che davvero a parte l’emozione iniziale passeggera,si mettano in gioco e tengano a me,nella mia lettera di addio a lui misi tutta la mia frustrazione,gli scrissi che avevo provato in tutti i modi a fargli capire che mi stava facendo male,con le parole,con i gesti,con i miei occhi,i miei pianti e scrivendoglielo più e più volte ma niente!Non c’è mai l’altra parte sincera c’è sempre un uomo che vuole avermi,possedermi perchè mi trova bella,sexy e divertente ma io sono anche fragile,ho i miei pesi,i miei problemi,le mie sofferenze,ho anche la mia determinazione che se all’inizio piace poi spaventa perchè l’altro si sente inferiore ma se io scelgo un uomo non lo reputo mica inferiore…ripeto spesso corrono da quelle facili,da quelle sicure ma poi vedono che non possono dargli ciò che io posso dare e credimi posso dare moltissimo ma ora è tutto bloccato,quando soffro mi freno e nonostante i miei freni i miei ex con me stavano bene lo stesso ma a loro importava solo questo non gli importava di me e tutte le volte che ho tentato un dialogo sono stata abbandonata, come se non mi fosse permesso di dire “no”,come se non potessi dire “mi fai soffrire,le cose non mi stanno bene.”Non c’è mai la reciprocità ed è una cosa che dissi mille volte al mio ex e lui manco mi guardava.
A volte il blocco si chiama anche riprendere fiato e inventario. Non è sempre un male. C’è il lato della paura, del trauma, sì, capisco. Ma forse c’è anche un naturale bisogno di fermarsi, di non agire. Scrivere… Sì, capisco. Calcola però che il molestatore morale è il classico che ti dà la sensazione di non capire mai. Che magari dicendoglielo in cinese… Ma ha anche un certo atteggiamento rispetto al tuo tentare di comunicare. Quasi che tu parlassi in un’altra lingua e di cagate. Tanto più quando sei chiara e tocchi tasti importanti. E’ anche un modo per confonderti e tenerti in tensione. Per il resto pare, non lo dico io, che il modo astratto in cui le donne tra loro si spiegano meglio confonda invece gli uomini. A cui resta più impressa, forse, una frase breve che centra il cuore di un concetto, un’intenzione, che un papiro. Pare.
ti assicuro che manco facendo i disegnini quello capiva perchè non voleva capire!
se la dinamica è quella non ho dubbi. Leggi, se vuoi, il libro MOLESTIE MORALI. Trovi titolo, autore etc in google. Spiega anche questo meccanismo.