Buonasera. Sono una ragazza di 24 anni e da 21 conosco quella che ho sempre considerato come la mia migliore amica. Abbiamo frequentato le stesse scuole fino al liceo, quando abbiamo scelto indirizzi diversi, ma proprio da quel momento abbiamo iniziato a vederci più di frequente proprio al di fuori dell’ambito scolastico (considerate comunque che io ho iniziato ad uscire di casa da sola per motivi “ludici” intorno ai 14 anni e la mia amica anche). Il venerdì era la nostra “giornata del cinema”, il sabato era tutto dedicato alle nostre passeggiate in centro, per negozi, in pizzeria. Se non potevamo vederci comunque ci sentivamo per telefono e le chiamate duravano sempre ore. La consideravo una sorella. Crescendo sono ovviamente cambiati i nostri impegni e le nostre esigenze, in particolare da quando lei ha iniziato a lavorare ed io invece a frequentare l’università. Se di persona riuscivamo a vederci un po’ meno rispetto ad un tempo, attraverso chiamate o messaggini ci sentivamo praticamente 24 ore su 24, ogni giorno. L’inizio della svolta si è verificato quando lei ha ricominciato a praticare, a livello dilettantistico, uno sport di squadra che le è sempre piaciuto molto: da lì sono iniziati i problemi. Ogni giorno mi scriveva o mi chiamava per lamentarsi dei suoi compagni di squadra, del fatto che non si impegnassero, del fatto che lei giocasse solo per vincere e gli altri invece no…e io le davo corda. Mi spiaceva sentirla così giù di morale e cercavo in ogni modo di darle consigli, rinunciando al mio tempo (e parlo di ore su ore su ore) per lei, anche se il suo era ed è uno sport che detesto da sempre e mi risultava comunque abbastanza difficile vedere delle problematiche dove le vedeva lei. Però pensavo che, da amica, i suoi problemi, piccoli o grandi che fossero, importanti o insignificanti, dovessero essere anche i miei problemi.
Ma un anno e mezzo fa ho iniziato ad avere io dei problemi. Come un fulmine a ciel sereno mia nonna (che la mia amica conosceva bene, aveva pranzato più volte a casa sua negli anni precedenti) si è ammalata di un male incurabile e mi sono ritrovata da sola con mio padre a dover gestire la situazione. Tre mesi in ospedale, di notte e di giorno, sono sembrati infiniti. Tralascio i dettagli perchè penso che sia una situazione dolorosa che in molti hanno dovuto affrontare…in quei mesi la mia amica sapeva che cosa stavo passando, sapeva quanto io fossi attaccata a mia nonna. Mi disse che sarebbe andata a trovarla, che l’avrebbe chiamata. Non lo fece mai, sebbene mia nonna chiedesse sempre di lei. Non mi telefonò neanche una volta, mi scriveva dei messaggini solo per dirmi che la sua squadra aveva perso, che lei era arrabbiata…o che aveva passato tutta la giornata sdraiata sul divano a guardare la tv. Non volevo essere commiserata da lei, per carità. Ma avrei solo voluto la sua vicinanza. Vicinanza che ovviamente non c’è stata neanche quando mia nonna è venuta a mancare. Non una telefonata, niente di niente…anzi, si lamentò pure perchè il funerale non si sarebbe svolto nella chiesa vicino casa sua ma a ben sei chilometri di distanza. Nonostante tutto non me la sentii di troncare il rapporto e continuai a tenermi in contatto con lei, anche se solo più tramite messaggini sul telefono e in modo notevolmente più distaccato, sperando in questo modo che capisse che c’era qualcosa che nel nostro rapporto non andava. Un giorno però tutta la mia frustrazione esplose in un colpo solo e le scrissi tutto quello che pensavo circa il suo comportamento: inutile dire che sembrò cadere dal pero. Per lei tutto quello che (non) aveva fatto era assolutamente normale…lei non poteva mica far niente per farmi stare meglio!
Nel frattempo io, complice il dolore per la perdita di mia nonna, che non ero stata in grado di superare, ero caduta in una forma di depressione mista ad attacchi di panico-attacchi di rabbia, così frequenti da indurre il mio medico a prescrivermi degli antidepressivi. Li assunsi per otto mesi, dopodichè mirifiutai di proseguire con la terapia a causa dei numerosi effetti collaterali che constatai. Più per sfida che per altro, decisi comunque di mettere al corrente la mia “amica” di questa situazione. Speravo che la mia precedente tirata d’orecchie l’avesse scossa dal torpore, speravo che mi dimostrasse che ci teneva a me e che il suo atteggiamento menefreghista dimostrato in precedenza fosse stato solo un incidente di percorso…ma non fu così. Il suo unico gesto per starmi vicina fu scrivermi due messaggi, uno per chiedermi se i farmaci funzionavano davvero come si vociferava e uno per augurarmi buon compleanno. Di telefonate neanche l’ombra. Non parliamo poi del campanello di casa, quello è rimasto muto per mesi (e abitiamo a tre km di distanza). A questo punto cercai di farle nuovamente notare che non si stava per niente comportando da amica, ma nulla. Ancora una volta per lei era tutto normale, al massimo ero io quella che sbagliava perchè non me la sentivo di uscire di casa e di andare a trovarla…perciò decisi di interrompere i contatti. Dopo mesi, a fine estate, mi mandò un messaggio chiedendomi come avessi trascorso le vacanze. Non le diedi risposta. Ma a Natale, sebbene lei non si sia fatta sentire e io neppure, tutta questa storia mi è tornata alla mente (non che nel frattempo l’avessi dimenticata…) ed io mi sento rancorosa e in cerca di vendetta più che mai, anche se me ne vergogno. Com’è possibile che un’amica si comporti così? Devo pensare che non gliene sia mai importato nulla di me? Oppure la sua è “solo” (“solo” si fa per dire, per me è una cosa gravissima) superficialità? Come posso sfogare questa mia frustrazione?
Scusate la prolissità…e grazie per l’attenzione.
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Categorie: - Amicizia
Anche a me l’amicizia ha fatto stare proprio male.
Premetto: la tua amica si è comportata malissimo!!!!! E forse dovresti smetterla di considerarla AMICA. Tu sei sempre stata corretta e partecipe con lei…non penso si tratti di semplice “noncuranza”.
Forse è una di quelle persone volubili….Un secondo c’è, l’attimo dopo no. E se glielo fai notare, ci rimangono male: cos’hanno fatto loro, povere anime? Lei era interessata al suo sport, hai scritto. Tanto basta. Spazio e tempo per altro non c’era…è orribile a dirsi ma è così.
Secondo me, e te lo dico come se parlassi a me stessa (ma a posteriori, perché io ero esattamente nel tuo stesso atteggiamento), si deve partire dal presupposto che l’altro non è tenuto a fare un bel niente per noi. Quello che c’è è tutto un “di più”… ma non dico che sia giusto, attenta!!!! Dico solo che forse (forse… ma non sono sicura) così si soffre meno.
TI riassumo brevissima ciò che capitò a me. Anche se forse è meno grave del tuo caso….
Ero molto amica con una mia coetanea. Stavamo bene assieme ma eravamo classiche opposte, io secchiona e chiusa, piena di fissazioni mentali, lei esuberante e allegrissima con un ottimismo contagioso. Avevamo però – stranamente – lo stesso senso dell’umorismo e ci siamo fatte delle risate che duravano anche quarti d’ora.
Finite le scuole, sparisce. Sparisce. Come un buffo di vento.,…le telefonavo e rispondeva, ma non ci vedevamo mai. Aveva sempre da fare e poi si è trasferita nel sud Italia coll’allora compagno. Bon.
Sono passati undici anni da allora. Pochi mesi fa, chiama tutta contenta e dice che non vede l’ora di vedermi.
“ehm, sei sparita per una vita…”rispondo io. Lei si è messa a ridere, ha insistito per vedermi e ci siamo viste. Ora ci sentiamo regolarmente, ci siamo viste per Natale e sghignazziamo come tanti anni fa. Mi cerca sempre lei con una scusa, un pensiero, un qualcosa che le salta in mente… Però non si è mai scusata.
Secondo me non se n’è mica resa conto.
Non so …forse ho sbagliato io, forse lei. Le voglio bene ma non so proprio come interpretarla. Boh!
Ripeto: nel tuo caso si è comportata davvero male. MALE con la M maiuscola. Non penso che ci sia molto altro da dire. Tu sei stata sempre un amica per lei…e questo ti fa onore!
Un abbraccio
KATY
Avresti dovuto capire immediatamente che eravate semplici conoscenti, d’un tratto ti è crollato il mondo addosso: possibile? I tuoi “problemi” sono stati una vera benedizione… questi problemi – come li hai chiamati tu- sono la vita, cosa che evidentemente non t’interessava poi tanto se neanche ti pesavano le fatiche quotidiane… non volevi stare da sola con te stessa: ecco tutto! Chi ha degli amici non dubita della loro vicinanza… sai: si nasce, si muore, ci si ammala! Questo è normale, non richiede un supporto straordinario… non è come rimanere per strada, a notte fonda, con l’automobile in panne!
Chi è molto concentrato su se stesso non sa cosa sia L’ EMPATIA (è la misericordia dei cristiani, “Beati i misericordiosi…” poi non mi ricordo come continua.. ) Detto questo mi sembra normale dalla prospettiva della tu amica che lei non abbia fatto nulla di male: è una persona superfici.ale
Purtroppo al mondo d’oggi siamo tutti egocentrici…chi piu’ chi meno.C’ e’ molta gente che dimostra sensibilita’ solo verso se stessa.Cmq la tua miglior vendetta e’ quella di cercare di migliorare la tua situazione e quando le cose andranno bene indifferenza verso questa presunta amica.Mettila nella black list..silenzio e indifferenza sono la miglior forma di vendetta
Secondo me non è necessaria una vendetta. Si cresce , si cambia.
A 10 anni ci si tiene per mano e ci si promette amicizia eterna,
A 15 si cerca di dare insieme un senso alla vita ,
A 24 , a quanto pare , siete già arrivate all’eta in cui ci si chiama solo per le feste e per un augurio .
Dimentica la vendetta, semplicemente lei si sta facendo la sua vita …e a te forse manca la tua..
@”FedeVick”:Tempo fa mi sono successe delle cose simili con diverse amiche. Questo per dirti che ti capisco benissimo. La delusione in questi casi è davvero tanta. Rimaniamo allibite dal comportamento delle persone che reputavamo così importanti. Purtroppo il problema è che loro sono troppo menefreghiste mentre noi troppo sensibili e attente. Siamo così apprensive, così interessate che ci preoccupiamo per qualsiasi loro sciocchezza mentre loro non riescono nemmeno a starci vicino nel momento del bisogno. Purtroppo c’è troppo egoismo. Per me, avresti dovuto parlargliene chiaramente senza “far capire”, perché essere trasparenti è sempre la miglior cosa. Così passi dalla parte del torto, perché magari lei non ha interpretato i famosi “segnali” che le hai inviato. Ormai il danno però è stato fatto e quindi ti consiglio di lasciar perdere questa storia. A meno che non sia importante per te. Non c’è bisogno di alcuna vendetta. Non servirebbe a niente. L’indifferenza è l’arma migliore come già ti hanno suggerito. Mettici una pietra sopra.