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Lettera pubblicata il 23 Aprile 2010. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore riedle1974.
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“non ci sono”.
Però non è vero che esistono solo persone così.
Ci sono molte persone che hanno voglia di innamorarsi e hanno paura, questo sì, non dell’amore in sè, ma delle relazioni.
Conosco molte persone che non hanno relazioni da anni. E che non ce la fanno ad accontentarsi ma non nel senso che vogliono cose incredibili, soldi, apparenza ecc ecc, ma che vogliono che sia amore.
Sentimenti che fanno la differenza.
Sentirli e poter esprimerli e che per l’altro sia lo stesso.
E che non si sono chiuse al mondo, ma la scintilla non scatta mica per chiunque… C’è gente che non riesce a stare sola e riempie i vuoti come sa. C’è chi, anche se pensa che l’amore, quello vero, sia una gran cosa, una volta ritrovato un centro, un’autonomia serena, a fatica magari dopo una tempesta, sta attento a chi apre la porta, nell’autonomia emotiva. Chi in modo ossessivo, certo, ma anche chi lo fa in modo molto sano.
Io credo che l’amore esista, e che esistano anche persone capaci di vivere bene una relazione con se stessi e con l’altro allo stesso tempo. A me di avere corteggiatori tanto per non frega un tubo.
Io penso che innamorarsi davvero sia bellissimo, e anche raro. Penso che a innamorarsi, però, sono le persone, e che nel costruire una relazione ognuno mette il suo.
Io ho avuto delle esperienze negative che purtroppo mi hanno costretta a farmi delle domande che altrimenti non mi sarei mai fatta. Oggi so, meglio di un tempo, cosa per me è veramente incompatibile.
E non sono certo cose legate alla marca dell’automobile e al conto in banca. Non ho un ideale di uomo, fantasmagorico, ma più di un tempo ascolto cosa mi fa stare bene e cosa mi fa stare male. E poiché di base sono un cuor contento…
Ho amici maschi e penso, come Spectre, se non sbaglio lo diceva lui, che avere degli amici del sesso opposto, persone con cui hai un dialogo aperto e anche emotivo, aiuti anche a non cadere troppo nelle generalizzazioni negative, e le idealizzazioni, sull’altro sesso.
Luna, concordo con te ma evidentemente nel loro mondo di bugie certa gente ci sta più che bene, non credo che stiano male a comprtarsi in un certo modo.
Credo che sia il loro modo di vivere e, di conseguenza, stanno bene con persone che sono come loro.
Noi Luna, restiamo sempre in attesa di qualcuno, un extraterrestre forse boh, che ci stia vicino per il piacere di farlo e basta, come noi generalmente facciamo con lui.
Che non ci parli tanto ma che ci stia vicino quando ne abbiamo bisogno. Che non abbia il macchinone, che ci porti a piedi in bicicletta piuttosto..che non ci regali l’anello di fidanzamento per tenerci buone mentre se ne fa altre tre quattro sentendosi in dovere di farlo perchè, a suo parere, abbiamo ottenuto lo status di fidanzata e dobbiamo stare buone comunque. Che non ci faccia carognate gratuite, magari alle spalle anche se poi ti dirò adesso la tendenza è farlo in maniera palese come se tutto fosse permesso.
Se non arriva meglio stare sole, che essere solo un oggetto a disposizione. L’amore non si compra, si guadagna con pazienza e fatica.
Ma per chi ha le cose troppo facili, queste parole sono aria fritta. Tutto per loro si può comprare.
La nostra solitudine, il nostro silenzio, è un NO al loro modo di vedere le cose.
Ciao Luna, che piacere ritrovarti anche qui!
Come sempre sposo ogni tuo pensiero, non ho nulla da aggiungere a quello che hai detto.
Silvana: ciao 🙂 infatti, del profilo psicologico del ballista o della ballista seriale, effettivamente, mi frega poco. Intendo dire: se sta male o bene o dire balle comunque sia lo fa e crea un danno e quindi se ci sta male o bene sono comunque azzi suoi…
sono purtroppo azzi dell’altra persona quando si sente raccontare balle e non lo sa…
Dicevo che non capisco la soddisfazione che dà perché io ho un’altra visione della vita, per cui mi sorprende anche chi racconta palle sul lavoro che fa, su cosa ha mangiato a pranzo, su dove è stato in ferie o banalità. Figurati quindi come posso capire la soddisfazione della bugia nel rapporto emotivo con gli altri. A volte è già difficile creare una sana comunicazione, con tutta la più buona volontà, magari per contingenze anche esterne (che ne so… suoceri rompimaroni, problemi legati al lavoro, malintesi di vario genere, punti di vista diversi, ecc) quando le persone in coppia “giocano” (non in senso di giocare uguale prenderla superficialmente, ovviamente) a carte scoperte… quando le persone lanciano segnali CHIARI e interpretabili… figuriamoci poi quando uno dice A ma pensa B… o dice C ma fa D… e ha un concetto completamente diverso per cui fregare è darsi una medaglia al valore stronzico.
a volte la gente racconta palle anche perché non affronta, con la scusa che l’altro/l’altra non capirebbe. e per continuare a fare l’azzo che gli pare. La colpa sarebbe dell’altra persona che “spacca”.
Tipo: mia morosa si incazza se sa che… dunque faccio lo stesso e non glielo dico…
magari anche banalità, ma con il risultato che poi se lei (o lui, mettendo la questione all’inverso) nel momento in cui lo scopre perde la fiducia, si incazza dieci volte tanto, ecc ecc.
Affrontare la cosa non sarebbe meglio?
Cercare di capire le ragioni dell’altro? Manifestare le proprie a carte scoperte? Trovare una modalità comune?
Sto divagando…
per me che ho una visione della vita solidale e di chiarezza anche nei cfr dei conoscenti figurati se non può sembrare aliena una visione della vita per cui pensi a “cazzarla”, con naturalezza, anche alla persona che hai più vicino…Anni fa una mia amica stava con mr fiaba, sia nel senso che con enfasi si dipingeva tipo l’uomo più innamorato del mondo che infatti ha voluto fidanzarsi in casa, pure in tenera età, nell’arco di un mese, chiamando mamma e papà i genitori di lei, sia perché raccontare panzane in ogni occasione era per lui NORMALE. Va anche detto però che era strasgmabile, anche da lei, per quanto era fiaba. Il punto era tenerselo evidentemente bugiardo o spedirlo. Ora per inciso lei è sposata, con un altro, felice e hanno 2 bambini. Lui non so, e chi se ne frega, ma mi è venuto in mente perché un giorno, per caso, l’ho visto parlare con l’ex di una che conosco, altro mr bugia mitomane a livelli imbarazzanti per se stesso. Quando li ho visti ho pensato: ma questi 2 quando parlano tra loro che fanno? stanno lì a fare a gara a chi la spara più grossa? o si annullano perché sono uguali? Un bel dialogone avranno…
D’altra parte ricordo anche un mio amico, amico e basta da anni senza dubbio alcuno, che aveva una morosa (poi si scoprì che lei tradiva lui, ndr) che si era fissata. Lui di lei era innamorato perso, ma stanco dei suoi attacchi isterici se io ero nel raggio di due km all’università. Poiché ragionare era impossibile lui doveva dirle che io studiavo da un’altra parte, altrimenti non avrebbe potuto neanche segnarsi per un esame perché io potevo passare di là per caso, e per lei era intollerabile. Penso che il punto non fosse per lei sentire ridimensionare la sua ansia razionalmente (davvero io non ero un pericolo) ma che lui dicesse: se vuoi io elimino le persone che non ti vanno, qualunque sia la ragione, in un nanosecondo, per farti stare tranquilla. Lei lo faceva in generale, poi, anche con amici maschi. E non era mai abbastanza.
Luna, senza fare il marpione dico che mi piace molto quel che scrivi. È sostanzialmente il mio pensiero di oggi, anche se son passato (senza riuscirci ahahha) per il periodo “ora tocca a me fare così, orà sarò io a dire questo, o quello”. Non so perchè ci si debba stupire piacevolmente leggendo certe cose, perchè, porca puttana, dovrebbero essere la realtà di quasi ogni giorno, non parole che per alcuni sembrano chiare quanto la metafisica o l’occultismo…
quel che cerco di dirmi, per me, è che sarebbe troppo bello potersi auto confermare con certezza che “il problema è delle donne che…”. Invece non è così, e chi mi spara grandi regole forse dovrebbe pensarci un attimo, e prendere in considerazione che schematizzare le cose le rende vuote, pronte per una soluzione immediata, ma non definitiva.
[…]
Quando li ho visti ho pensato: ma questi 2 quando parlano tra loro che fanno? stanno lì a fare a gara a chi la spara più grossa? o si annullano perché sono uguali? Un bel dialogone avranno…
[…]
AHAHAHHA!!!
questa mi ha fatto pisciare dal ridere! stupenda e dannatamente vera.
Silvy: ciao 🙂 perché non aggiungi, invece? uè! :))))
Spectre: la chiusura è sempre una fetecchia di soluzione, come il cinismo, per come la vedo io.
Sarà pure protettiva, ma la capacità sana di selezione in apertura, capacità sana che spero si acquisisce o si ritrova, sarà sempre meglio di una chiusura rancorosa o da scudo spaziale che non lascia passare neanche il buono delle emozioni e dello scambio con il prossimo…
per carità, immagino che chi nasce e muore stronzo possa non avere alcun rimpianto in tal senso. da una rapa non si cava sangue. Ma chi non è nato stronzo (o forse in tutti noi c’è pure una parte un po’ stronzina, nel senso che nessuno di noi è sano e perfetto) ho l’impressione che assumendo pose da stronzo, reattive, anche convintone, comunque sentirà che si sta perdendo qualcosa, pure mentre nega che sia così, e dice che restituire ad un mondo stronzo la stronzaggine patita lo fa sentire assai assai meglio.
boh.
riflettendo sulle parole di chi diceva in questa sede che la chiusura no bbbbuona, pensavo a cosa sarebbe stata la nostra vita, di tutti, se sin dalla tenera età fossimo partiti pensando che non merita conoscere nessuno o avere uno scambio con nessuno. Avremmo smesso di socializzare e di fare esperienze, anche positive, sin dall’asilo nido. se la prima volta che un compagno di asilo ci ha dato uno spintone avessimo generalizzato che tutti danno spintoni come sarebbe andata?
invece presumibilmente quasi per nessuno è andata così. abbiamo imparato che esisteva lo spintone, semmai, ma anche il sorriso. e che non ci piaceva lo spintone ma un sorriso sì, e che potevamo non parlare più con chi ci aveva sorriso e poi spinto, scegliere, proteggerci, ma continuare a parlare con chi ci sorrideva senza tirare spintoni, perchè ci piaceva sorridere e ricevere un sorriso.
ora, certo, non siamo più all’asilo.
e gli spintoni che abbiamo ricevuto sono stati ben più grandi, lesivi, deludenti.
Le delusioni d’amore sono tremende, diciamocelo.
Vanno lì, al centro del cuore, ma anche dell’identità, dello sguardo sul mondo, e sembrano esplodere con schegge dentro e tutto intorno, rimangono conficcate…
ma chi vuole stare male così, un’altra volta?
ma merita? e così si diventa al contempo esseri che avrebbero bisogno e voglia di uno scambio, di emozioni, e esseri terrorizzati, che pensano: se ci ricasco sono proprio scemo allora?
è difficile, chi lo nega, molto.
eppure ci sono persone che riescono, anche dopo sensazioni di fallimento pazzesche, devastanti, a vivere altre esperienze, che possono andare male, ma anche benissimo. finchè non le vivono non lo sanno. rischiano. e sono più felici di chi non rischia/si mette in gioco più? mi sa di sì.
ho dei magnifici amici, eppure ho conosciuto anche delle pessime persone.
ma il fatto di avere avuto delle delusioni, nel campo dell’amicizia, seppure mi è servito anche da lezione, non mi ha fatto pensare che l’amicizia non esiste, e che tutti potevano essere solo dei nemici, incapaci di avere rapporti sani.
sono diventata più selettiva, nel corso degli anni? sì, ma non ho generalizzato in modo paralizzante.
perché lo si fa nei riguardi dell’amore molto più che nei riguardi dell’amicizia? Forse davvero perché l’amore è un territorio più impervio e in cui la gente dà il peggio di sè? eppure è anche quello in cui la gente tocca punte di vicinanza, di entusiasmo, di energia, di progettualità comune che l’amicizia non dà. boh.
quello che mi colpisce è questo: tanti parlano d’amore, ma sanno anche voler bene alle persone che amano o dicono di amare? l’amore può finire, le strade si dividono, e il voler bene, a chi è stato lasciato, non basta se ama, ok. Eppure io credo che la differenza non sia da poco tra il saper amare anche con un affetto e un rispetto che pure nell’addio, si percepisce.
@ luna
La chiusura è proprio come la descrivi tu. Però ad alcuni serve, è inutile negarlo. Anche a me. Ritrarsi INIZIALMENTE è “tornare a casa” per curarsi le ferite, rimuginare, dar voce al proprio lato bambino che frigna perchè gli hanno tolto il giocattolo che gli piaceva tanto. Serve, serve anche darsi ragione cm testoni irragionevoli dicendo che il mondo fa schifo, ma solo per farsi forza. POI si può tornare fuori. anzi, si DEVE. Dipende da quanto dura questo atteggiamento. C’è anche chi non ne sente il bisogno, o non ha la pulsione automatica a farlo, e quelle sono persone che ammiro perchè hanno in loro un lato che io sto coltivando, studiando e definendo nei suoi contorni.
La differenza amore/amicizia io la vedo abbastanza ovvia cmq, proprio per i motivi che citi tu. La differenza, secondo me, la fanno le caratteristiche delle persone. A me, ad esempio, l’amicizia non colpisce così tanto come l’amore. Dipende da dove la persona sente essere il suo banco di prova. Per me è l’amore. È lì che provo i veri morsi al sedere, quando arrivano. Forse sono stato fortunato in amicizia, oppure cieco, oppure cinico e menefreghista, ma per me è così. per ora…
Ultimamente sto riflettendo parecchio sul tuo ultimo discorso riguardo amore/voler bene. Io dico: DIPENDE. Da cosa DIPENDE? Da COME finisce il rapporto. Un finale doloroso, tra due persone oneste e limpide uccide, ma può valere un riavvicinamento in altra maniera perchè sarebbe come perdere per ripicca, rivalsa o stupido (quanto inevitabile) amor proprio ferito, una persona di valore. Un finale con sotterfugi, bugie, schifezze e doppio gioco no. Non vale un riavvicinamento vero, anche se il tempo fa miracoli e smussa anche gli spigoli più vivi.
Parlo per esperienza personale, quindi cmq relativa.
SPECTRE: ora vado di fretta, torno con più calma.
La chiusura serve, nel senso che dici tu, senza dubbio.
Serve sicuramente più curarsi le ferite e ricentrarsi che saltare da un treno all’altro, malati ancora d’amore, e prendersi magari delle tranvate perché invece dell’istinto, anche del sentimento, magari, dell’osservare e sentire veramente, si è mossi dal vuoto che si ha dentro di sè o dal bisogno di conferme.
Anche perché ponendosi nei rapporti con gli altri in modalità bisogno di conferma lo si fa in stato di debolezza anche. Se non lo si è comunque ci si sente così, magari terrorizzati all’idea di un nuovo abbandono, non avendo ancora metabolizzato quello precendente, oppure enfatizzando moltissimo il concetto, anche inconsapevolmente: deve andare bene, deve andare bene per dimostrarmi che stavolta deve andare bene.
Tutte condizioni piuttosto… sfavorevoli.
Quando dicevo voler bene partivo dal passo precedente, e cioè che se vuoi bene a qualcuno, anche nel momento in cui smetti di amarlo, non dovrebbe venirti di lasciarlo in modo incivile, bastardo, bugiardo…
e trattarlo peggio di come faresti nei confronti di un amico, con la differenza che con quella persona hai vissuto, appunto, come dici tu, molto di più.
Certo, Spectre, è chiaro che nell’amicizia morde meno il culo 😉 però ci sono anche molte persone che non credono neppure all’amicizia nel momento in cui hanno una delusione, questo volevo dire. che l’impatto emotivo è certamente più forte, ma che così come non generalizziamo sull’amicizia forse sarebbe bello riuscire a farlo anche rispetto all’amore.
Ma ho sonno, e forse ho scritto in italiota. spero di no 😉
ciao 😀