Io ho 18 anni vado a scuola, mi alleno, cerco di aiutare la mia famiglia dove posso, non ho amici, nelle ore libere perdo tempo al pc o leggo un libro. Insomma sono “contento” così, mi piacerebbe vivere in una grande città, andare a lavorare e all’università, ma tra non molto lo farò. In fin dei conti, nella mia zona le uniche alternative sarebbero andare a buttare soldi nei locali e farsi le canne, non che siano cose del tutto sbagliate, ma a me non interessano. E voi come ve la passavate a 18 anni? Lavoravate, vi divertivate? Raccontate un po’ 😀
Lettera pubblicata il 12 Settembre 2015. L'autore ha condiviso 19 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Ragazzosolitario890.
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Categorie: - Me stesso
A diciotto anni avevo meno libertà di oggi perché vivevo in funzione della scuola, mi mancava il tempo materiale per concentrarmi sui miei desideri. Le lezioni finivano intorno alle 14:10 e alle 16 dovevo mettermi a studiare per il giorno dopo. Intorno alle 21 ero stanca morta perché mi svegliavo intorno alle 6. Questa era la mia giornata tipo.
Io ho 22 anni quindi non è passata una vita da quando ne avevo 18, ma personalmente rispetto a quattro anni fa vedo un abisso. Non so se è la conseguenza del mio percorso personale o se vale per tutti. A 18 anni ho avuto una brutta depressione che mi ha cambiato per sempre e ci ho messo almeno tre anni per superarla del tutto. Devo dire che già andare all’università e lasciare le superiori è stato salvifico: bene o male all’università due parole le scambi sempre con qualcuno, certo per trovare amici ci vuole tempo e pazienza, ma di sicuro data la quantità di persone ci sono più opportunità. Nonostante io sia ormai al terzo anno, quest’anno ho deciso di trasferirmi nella città dive studio (poco distante da casa mia) per sperimentare l’indipendenza e la convivenza con altri, per vivermi una nuova esperienza. Credo che mi sarà utile. Comunque per rispondere alla tua domanda, io a 18 anni stavo malissimo ed ero praticamente stata mollata da tutte le amiche. Adesso sono diventata molto selettiva e appena sento odore di stupidità e superficialità taglio i contatti con le persone perché la falsità mi appesantisce.
Io a 18 anni?
Era tutto un divertimento… studiavo poco, andavo in giro con gli amici, giocavo con il pc (non c’era internet) 😉 i mitici doom, fifa e le prime avventure grafiche… in sala giochi: biliardo, calcetto balilla. Poi c’erano le discoteche d’inverno, il mare d’estate e tanto sport! Poche ragazze, non ne avevo il tempo! ahhahah
Insomma… a pensarci bene, ero nel paese dei balocchi! 😀
Nostalgia!
Io me la passavo paro paro come Rossella, peraltro con gli stessi orari, mi viene quasi – per inciso – il dubbio che si tratti di una compagna che aveva lo stesso nome persa in prima superiore per una sua bocciatura, comunque quando ti alzi alle 6.00 (a 18 anni) puoi avere tutta la libertà che vuoi, ma a sera arrivi cotto.
Ragazzosolitario,
a 17 anni e mezzo ho iniziato a lavorare con un impiego fisso, che mi ero trovata da sola (un pulman e due tram per il tragitto da casa all’ufficio, un paio d’ore di viaggio da moltiplicarsi per due, con il ritorno). prima avevo lavorato soltanto durante le vacanze estive, con periodi più o meno lunghi e attività più o meno pesanti.
il lavoro era una specie di incubo: poca corrispondenza e un mare di numeri, per i quali non sono per niente portata. commettevo quasi sempre errori, pagandone le conseguenze ogni sabato mattina (per me il giorno peggiore della settimana), quando gli operai si venivano a lamentare, il più delle volte in modo aggressivo, per quanto non quadrava nelle loro buste paga (erano di gran lunga più bravi di me!).
essendo l’ultima arrivata nel team impiegatizio, toccava a me disinfettare chi si tagliava con le lamiere per la costruzione di mobili in metallo, oggetto della ragione sociale della ditta: tanto sangue, alla cui vista finivo spesso con lo svenire.
in dicembre, con un gran freddo, non c’era riscaldamento: si lavorava in ufficio con guanti e cappotto. una vera vitaccia, che per mia fortuna durò pochi mesi ma da cui ricavai a fine percorso lavorativo un grande dono.
gli svaghi della domenica erano pressoché inesistenti, in quanto ero per lo più morta di stanchezza e trascorrevo gran parte della giornata a letto. una sola amica-sorella che, volendo accasarsi in fretta, le poche volte che si usciva insieme mi lasciava da sola, al cinema o in sala da ballo, allontanandosi con i suoi spasimanti. ero affidata a lei dai miei genitori e quindi non c’era nulla che potessi cambiare in quel contesto.
mi facevo andare bene tutto. non mi lamentavo più di tanto per il lavoro, vergognandomi delle mie carenze e immaginando che così dovesse essere a ogni inizio. non mi pareva utile nemmeno piangere…
Ho 20 anni. Non che da quando ne abbia avuti 18 sia passato molto, ma ricordo benissimo com’era.
La mattina mi alzavo alle 6 per andare a scuola.
Lì, trascorrevo il tempo fino alle 13:10.
Arrivavo a casa, mangiavo guardando la TV, giocavo con il computer e poi studiavo.
A volte trovavo tempo anche per qualche hobby ma alla sera ero cotto.
A 18 anni ricordo solo che avevo un obiettivo ed era uscire dalla scuola, non rivedere più nessuno dei miei compagni (erano tutti antipatici e anche degli s*****i), avere la patente e una macchina e iniziare una nuova vita.
Beh, ora ho quasi tutto, lavoro, macchina.
Ma c’è comunque un vuoto…
Speed,
dal più al meno, quel vuoto ci sarà spesso. tanto vale cercare di farci l’abitudine oppure d’ingegnarsi a domare la “bestia” nel minor tempo possibile…