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L’incontenibile disgusto per l’essere

di Suchende

Salve, Direttore.
Speravo di trovare un incipit più convincente, ma sono ore che fisso il vuoto del riquadro sullo schermo, senza trovare parole neanche lontanamente adatte per riempirlo. Non so neanche se esistono quelle parole che cerco. Forse, ancora una volta, mi aspetto troppo. Dopotutto, che colpa ne hanno le parole se non riescono ad esprimere a pieno sentimenti e stati d’animo? Qualcuno gliel’ha forse chiesto se volevano essere lettere o numeri? Se avevano ambizioni, sogni? Se avevano, se hanno paura? Non mi aspetto nulla dalle parole che sto per rivolgerle, non più di quanto non mi sia aspettata dagli altri, nel corso della mia breve vita. Volevo solo avere l’illusione di raccontare un po’ di cose a qualcuno.

Il mio nome è Cristina. O Alessia. O Vittoria. O Giovanna, che importanza ha ormai? Ho 16 anni; sì, sono giovane. Forse troppo per arrivare a scrivere su un sito,nel tentativo abbastanza patetico e disperato di esprimermi, ma d’altro canto le mie bambole erano già piene di polvere quando avevo 10 anni.
Se dovessi riassumere la mia vita, probabilmente mi basterebbe pensare alla corsa suicida verso l’oblio oltre una scogliera. La perversione del pensiero che rinnega se stesso, lo slancio estatico, quasi isterico, la paura, il dubbio, la terra che frana ai nostri piedi e bacia il mare cento metri più sotto:qualcosa ci tiene ancora apparentemente ancorati alla vita; ma è troppo tardi per tornare indietro: bisogna ritentare.

La mia è una paura che di volti e di nomi ne ha troppi. Da bambina mi narravano, a volte, di orchi e lupi famelici. Non mi hanno mai spaventato. C’ero già nella pancia del lupo e spesso mi domando se ne sia mai uscita. Avevo cercato di dimenticare, avevo cercato di lasciarmi tutto alle spalle, ma forse è vero quanto si dice: che il passato resta avvinghiato al tuo essere, malgrado tutti i tuoi sforzi per nasconderlo, come una brutta cicatrice.

La prima volta avevo 5 anni. Ricordo ancora la confusione. Ricordo ancora le farfalle nello stomaco e la paura, mentre le sue mani lisce, lunghe, le dita curate, si infilavano nelle mie mutandine. Proteste senza voce, mentre mi accarezzava. E la sensazione di sporco. Sporco sporco sporco. Quello sporco incrostato e viscido, nauseabondo. Ero io sporca, squallida, SONO io. Perché forse, in fondo, provavo anche un certo piacere. Ho sempre pensato che la gente avesse degli ottimi motivi per farmi quel che voleva. Quello stesso anno i bambini nella mia scuola mi rincorrevano armati di sassi, perché ero la più piccola dell’istituto. Non potevo bere l’acqua, non potevo fare tante cose perché ero “minore”. L’anno seguente non ero più la più piccola, ma c’era sempre qualche buon motivo per reputarmi “minore” rispetto agli altri. Le elementari finirono. Ma i giochi con la baby-sitter, quelli no.
La prima volta che pensai di togliermi la vita avevo 7 anni.
A otto, spesso piangevo disperata guardandomi mezza nuda davanti agli specchi: sono sempre stata abbastanza in carne. Mia madre fumava durante la gravidanza, per cui io non crescevo. La cosa la scandalizzò al punto che di lì in poi il suo primo pensiero era che mangiassi quanto suo marito. Un motivo in più per ridicolizzarmi. Ero grassa, sgraziata, incapace di tessere qualunque amicizia. L’unica cosa che sapevo fare era offrirmi, offrire il mio tempo, la mia intelligenza, il mio amore, così come gli unici che non mi dicevano in faccia quanto facessi schifo tentarono, prima o poi, di mettermi le mani sotto la gonna. La baby-sitter se ne andò quando avevo 13 anni. Circa un anno prima aveva smesso di divertirsi con me. Ricordo che mi metteva un maglione sulla testa, per non farmi vedere, mi infilava le mani sotto i vestiti e mi diceva di immaginare che fosse chi volessi. Vorrei dire che piangevo, ma mentirei. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho pianto. In ogni caso, un giorno le chiesi perché lo facesse, le dissi che faceva schifo. Lei ritirò la mano e non mi rivolse più la parola.
Non l’ho mai detto ai miei. Non l’ho mai detto a nessuno.
Ma intanto la sensazione di sporco, di grasso, di profondo e viscerale disgusto permane. Ho iniziato a tagliarmi quando avevo 13 anni e mezzo. A 14 passai da circa 64 kg a 43 e mezzo. Rimisi tutto abbastanza in fretta, perché i miei genitori gridavano e piangevano e a me dispiaceva per mio fratello e volevo solo silenzio, ero stanca delle grida. Ne sentivo abbastanza nella mia testa, nel corso delle mie tante notti insonni. L’anno scorso vomitavo tutto quello che mangiavo. Ero capace di vomitare per tutto il pomeriggio, riempivo intere insalatiere e senza mettermi le dita in gola.
Quest’anno sto alternando giorni di digiuno a giorni di abbuffate, con tutti i sensi di colpa consequenziali. E quindi, beh, la mia vita affettiva è un disastro: il massimo a cui posso aspirare è essere palpata in una macchina, per poi essere abbandonata senza un perché qualora dovessi parlare troppo. Anche i tossico-dipendenti mi schifano. Anche se ho fatto tutto per lui, il suo modo di ringraziarmi è stato farsi una striscia di speedball (cocaina ed eroina)sotto i miei occhi e quasi rompermi i polsi, dopo. Ho cercato tante volte di morire. Una volta ho anche cercato di annegarmi nel lavandino. Quando avevo 12 anni piangevo sotto il letto, chiedendo a Dio perché neanche lui mi volesse accanto. L’unica persona che abbia tentato di fermarmi al mio primo tentativo di tagliarmi mi trova disgustosa, inutile, insopportabile. La massima dimostrazione di affetto in cui posso sperare è la carezza di un professore quando mi riprendo dagli attacchi di panico.

Le chiedo scusa, Direttore. Perché le 600 parole sono state abbondantemente superate. Solo che avevo bisogno di ricordarmi e raccontare in parte a qualcuno perché le mie braccia sembrano una cartina geografica e perché da settimane sono alla ricerca di un pusher: Già, perché ora come ora tutto ciò che voglio è farmi di allucinogeni e morire sognando.

Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 131 commenti

Pagine: 1 2 3 14

  1. 1
    zaira -

    tu non hai assolutissimamente 16 anni e questo è un ottimo spunto per un romanzo,ma chi pensi di prendere per il c…??ottimo talento nella stesura,nella forma,e truculento al punto ottimale,rispondi ho rispondano come vogliono tanto è,e rimane una presa per il c… e te lo dice una che non ha sedici anni e parte di queste cose le ha vissute.

  2. 2
    Suchende -

    Già. Facile criticare così a c….,troppo facile. Ma che cosa puoi saperne tu? Che cosa puoi saperne chi sono io, che cosa ho fatto e se la mia vita sia questa piuttosto che un’altra? La mia vita è questa, mi dispiace deluderti. I miei sedici anni sono stati questo. Anche questo.Quella della molestia è stata, è, una presenza paragonabile all’ombra di un avvoltoio famelico,pronto ad attaccarmi quando i segni di cedimento si fanno più marcati, ma non è stato il mio unico pensiero o la sola fonte dei miei problemi. Per un periodo mi ero quasi dimenticata di certi episodi avevo voluto costringere la mia mente a vederli come un brutto sogno, o a non vederli proprio. Formidabile il potere dell’autosuggestione. Ora che i fantasmi sono tornati avevo sentito il bisogno di raccontarlo a qualcuno, in maniera anonima e sicura.
    Ho sempre scritto benino. Ultimamente meno del solito, sinceramente, e questa cosa mi uccide. La scrittura è sempre stata la mia sola finestra sulla comunicazione. In ogni caso non so a cosa serva trovare giustificazioni o raccontare altri squarci della mia vita a persone che da 800 parole si arrogano il diritto di comportarsi in questo modo.
    Perchè, diciamolo,non è stato molto carino da parte tua, rispondere in questo modo. Anzi no, forse hai fatto bene. Forse devo anche ringraziarti, perchè ultimamente i fantasmi sono tornati e li vedo anche ad occhi aperti e avevo pensato di dirlo a qualcuno. Mi vergognavo di dirlo al mio psicologo,pensavo a una mia ex professoressa(l’unica persona ad aver quasi sempre creduto in me, malgrado le mie stranezze), ma questo messaggio mi ha fatto ricredere. Come al solito terrò tutto sotto silenzio e il massimo di me che potrà passare sarà la solita storia della ragazza che è sempre stata grassa, che non ha autostima perchè non le hanno dato molto modo di costruirla e perchè ha gusti e passioni discutibili per i canoni che si impone l’adolescente medio (e quelli che gli sono imposti). Tanto alla gente non è mai importato molto di approfondire.
    Mi ero iscritta qui per parlare un po’ e non vedo cosa ne avrei guadagnato dal prendervi per i fondelli, dato che non mi sembra ci sia niente in palio.

    Comunque, se vuoi un consiglio, la prossima volta pensaci su un secondo prima di sparare certe str*****e, perchè tanto a me non importa più tanto. Mi sono rassegnata e aspetto solo che finisca. Però qualcun’altro potrebbe prenderla seriamente male. E le persone che si credono superiori infatstidiscono, e molto.

  3. 3
    rossana -

    sì, si rimane catturati dalla forma e ci si chiede subito se chi scrive può avere 16 anni…

    troppo sconvolgente e troppo realistico per essere vero!

  4. 4
    ric -

    Zaira, ma come fai a dire che questa storia non è vera?

    Devi essere una persona molto superficiale per fare queste affermazioni con tanta sicurezza e tanta leggerezza..

  5. 5
    rossana -

    Suchende,
    va bene: puoi avere tutte le ragioni di affermare il tuo modo di esistere.

    scrivere fa sempre un gran bene: aiuta a guardarsi allo specchio e a ricominciare. ti suggerisco entrambe le cose.

    da quanto sei in cura presso uno psicologo?

  6. 6
    T.D._ -

    Z. non crede nella capacità di scrittura della ragazza..comprensibile, perchè confonde “ho” con “o”.
    Z. non crede nei contenuti…comprensibile, vista la superficialità nella quale viviamo.

    Io, invece, povera scema forse, ci credo.

    Suchende, vorrei sperare che tu sia un fake, che la tua storia sia davvero il test per la credibiltà di un romanzo. Lo vorrei pensare. Farebbe riflettere lo stesso perchè, per quanto la gente creda solo in quello che è più facile credere, purtroppo queste storie accadono. Nel silenzio. Nella solitudine.
    Ma si sa, abbiamo bisogno che certe notizie ce le dica il tg5 per crederci e scandalizzarci, quel che non passa attraverso il monitor di casa non esiste.
    E al primo grido d’aiuto, quello che ancora fortunatamente è slegato dal dramma, quel che sappiamo fare è lavarcene le mani con “non è vero quel che dici”…ma che ne sappiamo? Se io non ho la certezza di affermare che quanto è scritto sia realmente accaduto, perlomeno appellandomi al beneficio del dubbio, non ho nemmeno l’arroganza di svilire e soffocare un anelito di speranza come può essere l’aggrapparsi ad un sito che garantisce l’anonimato per aprirsi un pò con qualcuno, forse vergognandosene nella vita reale.
    Tra l’altro, l’abilità nella redazione di testi è particolarmente sviluppata in quegli esseri introversi, sensibili e figli della solitudine dei nostri giorni, che si rifugiano fin da piccoli tra i libri, conforto e confronto.

    S., nella vita reale non c’è proprio nessuno a cui tu ti possa rivolgere? Non hai un’amica di cui poterti fidare?
    Vorrei solo dirti che quando incontri qualcuno, non sei costretta a spogliarti della tua dignità e raccontare immediatamente la tua storia come una colpa da lavare via, non devi niente a nessuno. A volte ci si inizia ad affezionare a qualcuno dalla semplicità delle cose quotidiane, come incontrarsi sempre nello stesso panificio o fare colazione nello stesso bar. Credo che tu abbia bisogno di un pò di novità, di circondarti di postività e ricercare stabilità, quella armonia che si costrisce da piccoli passi.

    Se hai voglia di parlare io ogni tanto mi faccio un giretto da queste parti, scrivi! E sei anche molto brava!

    Ciao,
    T.D._

  7. 7
    Suchende -

    No,aspettate un attimo. Scusate, ma non riesco proprio capire.
    Cioè, quello che ho espresso sarebbe un mero esercizio di scrittura? Davvero, sono contenta di averlo pubblicato prima qui.
    Ho scelto questo sito,perchè, a differenza di altri forum che mi è capitato di vedere(nei quali ci sono diversi racconti di storie come la mia),questo mi sembrava più serio(e, sì, mi piaceva l’idea di scrivere una lettera ad un “direttore”). Ho letto diversi post, soprattutto vecchi, e ho notato una certa partecipazione, anche sentita, alla trattazione di diverse zone buie del nostro animo, delle angosce più disparate e ho letto più di una lettera sul suicidio e sulla depressione.
    Anche se, dopotutto, me lo aspettavo. Questa reazione mi ha fatto capire che ho fatto bene a tenermi per me certe cose.
    Solo che, sapete, è stancante fare sempre gli stessi incubi. E’ stancante sentire lo spettro di quelle mani che ti percorrono il corpo. E’ stancante, anche perchè già una ragazza che ama la filosofia e la poesia e la letteratura latina e greca passa per “strana” e “diversa” certe volte. E non posso più consentirmi neanche di mostrarmi depressa, devo tenere quel sorriso tirato quando poi avrei solo voglia di urlare. Ma non ci riesco. Ed ero stanca di cercare parole con cui riempire pagine di “Word”, sola, come sempre, alle 2 di notte. Per una volta, volevo provare ad aprirmi agli altri e raccontare una parte di me che ho anche paura di ricordare. Forse, sì, anche per sentire una parola di incoraggiamento. Perchè è una vita che tutto ciò che mi dicono, quando sto male, è “ma cos’hai da star male tu? che a scuola vai bene…” Già a scuola vado benino, ma forse dovrei pentirmene visto che saper scrivere bene in italiano equivale a dire menzogne.
    Mi lascia estremamente basita che quando si lanciano lettere d’appello per amori finiti va tutto bene. Mi lascia basita che si parla di tempi diversi, di menti aperte, di cultura e conoscenza e apertura al prossimo. E poi uno scrive di non riuscire a liberarsi dall’idea di essere buono solo come valvola di sfogo di impulsi sessuali e la prima cosa che salta in mente è che io non ho “assolutissimamente 16 anni”… Che schifo.
    Ripeto, ho 16 anni. Però a questo mi viene la curiosità di sapere se di anni ne avessi avuti 25, 30, 50 cosa sarebbe cambiato.

  8. 8
    zingaro -

    Non capisco chi siate e chi vi dia il diritto di giudicare la
    veridicità della storia che questa ragazza ha voluto condividere con
    noi. Dovreste solo provare a capirne le problematiche, magari scriverà
    bene, scriverà meglio di una 16 enne… E allora? Finalmente qualcuno
    non analfabeta in questo paese che va a rotoli!

    Amica mia, non solo ti credo, ma ti sono anche vicino. Molto. troverai
    qualcuno in grado di starti accanto ed aiutarti emotivamente,
    spalleggiandoti nel durissimo percorse che ti attende… Perché non
    sarà, non è e non è stato facile, lo sai. Ma riuscirai a condurre,
    presto, una vita normale. FORZA!

  9. 9
    Suchende -

    T.D._ e rossana, grazie davvero per la fiducia e l’interessamento (In particolare T.D._: hai espresso benissimo quello che volevo dire prima, ma che la tachicardia e il nervosismo mi avevano impedito di esplicare correttamente. A proposito, vi chiedo scusa se i commenti potranno sembrarvi confusionari, ma non riesco ancora a realizzare che ho scritto quelle cose. Ne provo anche una certa, e non così limitata, vergogna.) Il precedente commento era in riferimento al primo commento di rossana. Forse un po’ esagerata come reazione e in tal caso perdonatemi. Sono iscritta da poco al sito e devo ancora comprendere a pieno il suo funzionamento.
    Come che sia, rispondendo prima a rossana,beh,guardarmi allo specchio non mi ha mai aiutato molto. Lo dice anche il mio psicologo che dovrei guardarmi più spesso, guardarmi davvero, e constatare che non ho niente che non vada. Dice che dovrei curarmi di più,far risaltare di più la femminilità ed evitare di chiudermi dietro maschere di spesso trucco scuro e di vestiti pesanti e catene. Io ci provo, a volte, ma finisco sempre col chiedermi se ne valga la pena. Sono in cura da questo psicologo, consigliato da quella mia professoressa alla quale sono molto legata, da meno di un anno e fra vari alti e bassi, provocati anche dai ritmi di studio. Probabilmente è anche per questo che le nostre conversazioni, chiamiamole così, si soffermano sempre sull’aspetto più superficiale del problema: il mio rapporto con gli altri, perchè non riesco ad interagire bene, cosa sbaglio ecc
    E qui rispondo anche a T.D._
    I miei rapporti con gli altri sono condizionati molto dal fattore dell’età. Anche per questo sono un po’ suscettibile su quell’argomento. Con i miei coetanei non vado molto d’accordo. Li trovo infantili(e loro mi trovano “inquietante”),non riusciamo neanche a parlare il più delle volte. Nell’ambito delle relazioni con i miei compagni di classe qualche progresso lo sto facendo, ma va tutto a rotoli nel momento in cui cerco di approfondire l’amicizia. Cerco di uscire con ragazzi più grandi, con i quali riesco ad avere conversazioni e contatti più soddisfacenti, ma resta sempre quel pregiudizio dettato dal fatto che loro hanno 22 anni e io 16. Per cui sì, vicina, ma non troppo.
    Odiando il mio corpo, cerco di concentrarmi sulla mente, però questo finisce col farmi sembrare strana o credere troppo in quelle persone che mi sembrano riuscire bene a tenermi testa.

  10. 10
    Suchende -

    (continua da sopra)
    Errore. Errore grande, perchè immancabilmente la mia 5 di reggiseno ha il sopravvento sul quoziente intellettivo. Perchè immancabilmente sbaglio qualcosa, non so cosa, e le persone si allontanano. E mi lasciano sola. E’ successo sempre,da che riesca a ricordare. Eppure di me agli altri parlo poco. Purtroppo non riesco a nascondere il mio stato spesso depressivo e le domande sorgono spontanee, ma non ho mai detto nulla di simile a nessuno.
    E ho tanta paura di come potrebbero reagire se lo venissero a sapere. Anche perchè dal momento che prima o poi finirebbero comunque per prendere le distanze da me, come fare a fidarsi? Non saprei neanche come cominciare. Per questo ho scritto qui, questa lettera. Perchè vorrei trovare qualcuno a cui raccontare la storia dall’inizio, qualcuno che capisca e se non altro non mi giudichi come una bambina viziata. Non posso dimenticare, questo lo so, lo sto sperimentando ora che, per una serie di infelici situazioni, mi sono ritrovata in quel circolo vizioso; però vorrei davvero superare.
    Ci sono persone che ci nascono con una certa sensibilità. Persone che soffriranno sempre per qualche male, che hanno una predisposizione per certe modalità del sentire, più sottili, quasi impercettibili e del tutto ignote ad altri soggetti. Forse sono una di queste persone, ma ciò non significa che la mia vita debba finire a 18 anni, come avevo programmato, sotto un’overdose farmacologica.
    Non sono un’esaltata che vuole solo morire. Ho solo voglia di silenzio. Ho solo voglia di non vedere più certe cose appartenenti al passato. Ho solo voglia di smettere di tremare ed è triste, dopotutto, avere la sensazione di stare meglio quando non si respira. Non so se guarirò mai, vorrei però trovare la forza di illudermi che sia possibile. Che ci sia una via alternativa alla ketamina o qualcosa del genere.

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